«Io, che non voglio andare al dormitorio»

Ha scelto di accamparsi davanti all'ultimo palazzo della città costruito con le sue mani. Ogni mattina al risveglio nel sacco a pelo sistemato sotto l'antenna del Foro Boario Marcel Radu lo vede di fronte ai suoi occhi; è il "memento" di ciò che sa fare e la speranza che la sua vita torni, almeno, quella di prima: lavoro e i soldi per mangiare e avere un tetto sopra la testa. Cinquant'anni, romeno di origine, ma italiano di cittadinanza, Radu si è accampato al Foro Boario da un paio di settimane. Prima nell'area verde ora, dopo che i vigili urbani l'hanno spinto a lasciare il parco frequentato dalle famiglie, sotto l'antenna telefonica. La copertura della base dell'infrastruttura è divenuta il suo tetto, il cemento gli fa da giaciglio, con qualche coperta e un sacco a pelo. Una presenza che però non è passata inosservata ai numerosi trevigiani che parcheggiano al Foro Boario e ai residenti della zona.Lamentele e proteste sono piovute in Comune, in particolare alla Polizia Locale, che l'ha diffidato, intimandogli di andarsene. Con Radu, spesso c'è anche un'amica polacca. Ma da aprile rifiutano gli aiuti offerti dal Comune; compresa l'ospitalità nel dormitorio di via Pasubio. In precedenza invece il 50enne aveva accettato un sostegno economico arrivato da Ca' Sugana. Radu è in Italia dal 2000 e ha lavorato come muratore e come carpentiere: «Ci sono stati momenti migliori e momenti peggiori; ma ho sempre trovato il modo di portare a casa quanto bastava per vivere. L'ultimo cantiere a cui ho lavorato a Treviso è stato questo palazzo», dice indicando il condominio bianco di fronte alla stazione dei vigili urbani. Poi altri cantieri, non a Treviso. Infine è arrivata la truffa da parte di un imprenditore della provincia: «Mi ha procurato un lavoro in Ungheria, ovviamente in nero. Mi ha dato 100 euro per andarci, e assicurandomi che avrei lavorato in questo cantiere», racconta. «Ma quando sono arrivato lì l'imprenditore con cui era d'accordo mi ha tenuto alcuni giorni a non far nulla; poi mi ha detto che non c'era lavoro e mi ha dato altri 100 euro per tornare qui». È l'ultimo atto di una parabola che ha trascinato Radu fino all'antenna del Foro Boario. In mezzo qualche problema con la giustizia e con l'alcol. Prima viveva in un appartamento di via Verga, a due passi dalle mura; un bel quartiere. Ma senza soldi è arrivato lo sfratto. «Chiedo solo di avere lavoro o una casa finché non potrò trovarlo. So cosa significa partire dal proprio paese per un futuro migliore, ma perché chi arriva dall'Africa viene aiutato e io no?», si sfoga Radu, «ho pagato le tasse e versato i contributi in questo paese». A dargli una mano sono passati i volontari della Sant'Egidio che nel fine settimana gli portano qualcosa da mangiare, «per il resto ci sono solo persone che passano in macchina, mi guardano schifati e se ne vanno», continua Radu. Ma la sua sistemazione non potrà durare ancora a lungo: o accetterà gli aiuti del Comune e il posto in dormitorio o verrà allontanato. Federico Cipolla©RIPRODUZIONE RISERVATA