Auriemma, bancarotta fraudolenta

CASTELFRANCO. Avrebbe sottratto al Giorgione Calcio quasi 238 mila euro prelevandoli dalla cassa e dal conto corrente della società. Con l'accusa di bancarotta fraudolenta è stato ieri rinviato a giudizio Maurio Auriemma, l'ex amministratore delegato della storica squadra; il processo a suo carico si terrà il 19 novembre. Il difensore, l'avvocato Fabio Crea, ha sostenuto che i soldi intascati da Auriemma sarebbero stati in realtà utilizzati per scopi legati alle esigenze della società.
I fatti contestati dal sostituto procuratore Antonio De Lorenzi, titolare dell'inchiesta, risalgono a quattro anni fa, epoca del fallimento della storica squadra di calcio. Squadra che l'imprenditore romano ed ex consigliere dell'Avellino negli anni '80, aveva promesso di rilanciare. Gli esiti sono stati ben diversi dai propositi: il 14 luglio del 2000, dopo alcune pirotecniche uscite dell'amministratore delegato, i giudici del tribunale di Treviso hanno dichiarato il fallimento della società. Fine di una tradizione sportiva e, per Auriemma, fine dell'avventura calcistica nella Marca.
In quei giorni la Procura di Treviso apre un'inchiesta sull'accaduto ipotizzando il reato di bancarotta fraudolenta: in sostanza gli viene contestata distrazione di denaro dalla società per 459 milioni 707 mila lire, pari a 237 mila 419 euro. Il sostituto De Lorenzi ricostruisce le diverse sottrazioni. Tutto ha inizio con un buco di cassa di 106 mila euro; il 25 gennaio Auriemma fa un'operazione bancaria sospetta girando 77 milioni 300 mila lire dal conto corrente della società presso Cassamarca al suo conto presso Banca Toscana, filiale di Roma. Ma non basta: l'amministratore delegato, in quel periodo, incamera anche i soldi relativi a diverse fatture. Altri 42 milioni sarebbero stati presi da Auriemma attraverso un assegno emesso a favore della fallita New Market Competitor e versato nel febbraio del 2000 nel suo conto corrente. Sempre secondo le contestazioni della Procura, l'imprenditore avrebbe inoltre tenuto libri e scritture contabili in modo da non rendere possibile la ricostruzione del patrimonio e dei movimenti d'affari della società; gli inquirenti avrebbero rilevato in particolare movimenti finanziari non supportati da alcuna documentazione. In sostanza, stando alle accuse dei magistrati, Auriemma avrebbe fatto un atto di pirateria: avrebbe datto l'assalto al Giorgione, l'avrebbe svuotato della sue risorse facendolo affondare. Una ricostruzione contestata dalla difesa: «Dimostreremo in sede dibattimentale che non ci fu alcuna distrazione di denaro della società Giorgione, ma che tutte le risorse finanziarie furono destinate esclusivamente per l'attività sportiva - sottolina l'avvocato Fabio Crea - I fatti che dovranno essere oggetto di verifica dibattimentale non potevano essere smontati sulla base dei semplici documenti essendo necessaria una dettagliata istruttoria dibattimentale di tipo testimoniale». Il giudice Gianluigi Zulian, davanti al quale ieri mattina si è tenuta l'udienza preliminare, ha deciso il rinvio a giudizio di Mario Auriemma fissando il processo per novembre.
(Sabrina Tomè)