Scontro Crosetto-Wagner «Il boom di flussi migratori colpa dei mercenari russi»

la giornataFederico Capurso / romaDunque, non si trattava degli scafisti, che inferociti per i decreti del governo italiano reagivano mandando in mare frotte di migranti verso il nostro Paese, come sostenevano tra i banchi della maggioranza. Per fare chiarezza, Giorgia Meloni ha dovuto chiamare a palazzo Chigi i vertici dei servizi segreti (Elisabetta Belloni per il Dis, Giovanni Caravelli per l'Aise). E con loro il sottosegretario Alfredo Mantovano, i vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani, e il ministro della Difesa Guido Crosetto. Così si è scoperto che il numero degli sbarchi nel nostro Paese, triplicato rispetto a un anno fa, potrebbe essere «anche, in misura non indifferente - sottolinea Crosetto -, parte di una strategia di guerra ibrida della divisione Wagner (i mercenari al soldo della Russia), che utilizza il suo peso rilevante in alcuni Paesi africani».La Wagner non combatte solo in Ucraina. Da anni è presente in Africa, dal Mali al Burkina Faso, dove garantisce sicurezza e protezione ai governi locali. Anche in Libia il colonnello Haftar ha dato da tempo ospitalità ai mercenari russi e non sembra volersene disfare, nonostante le recenti pressioni della Cia. Ma il pericolo di una guerra ibrida, fatta anche sulla pelle dei migranti, è questione nota, già sollevata mesi fa dal Pd, poi dal Copasir. A quel tempo, da destra, in molti avevano sghignazzato definendola una teoria «fantasiosa». Oggi invece la prospettiva a breve termine di circa 680mila migranti pronti a partire verso le nostre coste - come sostiene l'intelligence - spaventa la maggioranza e tutto prende improvvisamente un'aria più seria. Crosetto (che non era tra chi la credeva una teoria fantasiosa) chiede quindi a «Unione europea, Nato e Occidente» maggiore attenzione per il «fronte sudeuropeo», perché «l'immigrazione incontrollata e continua, sommata alla crisi economica e sociale, diventa un modo per colpire soprattutto l'Italia e le sue scelte geostrategiche, chiare e nette», come quella di aiutare la resistenza ucraina. E se l'Italia verrà lasciata sola, mette in guardia Crosetto, «rischia di incrinarsi l'Alleanza atlantica». A rispondere al ministro della Difesa è direttamente il capo delle milizie della Wagner, Yevgeny Prigozhin, che prima dà dello «str...o» a Crosetto, poi cerca di smentirlo: «Dovrebbe guardare meno in altre direzioni e occuparsi dei suoi problemi, che probabilmente non è riuscito a risolvere. Noi - sostiene Prigozhin - non siamo al corrente di ciò che sta succedendo con la crisi migratoria, non ce ne occupiamo, abbiamo un sacco di problemi nostri di cui occuparci».Il governo non dà alcun peso alle prese di distanza del capo della Wagner - d'altronde «l'allerta parte dai nostri servizi segreti», evidenzia Crosetto, e Tajani, così come la Lega, sono allineati -, ma il problema dei flussi triplicati (20mila migranti dall'inizio dell'anno, quasi 5mila solo tra il 9 e l'11 marzo scorsi) resta intatto sul tavolo di palazzo Chigi. Durante il vertice di ieri mattina, Meloni ha quindi dato nuova forza all'ipotesi di una «vigilanza rafforzata» da parte della Marina militare. Si tratterebbe di un maggior coordinamento sulla sorveglianza marittima per l'individuazione dei barconi in acque extraterritoriali, con il ministero di Crosetto responsabile delle operazioni. Di questa soluzione si era già parlato la scorsa settimana, con la prospettiva di farla entrare nel decreto approvato durante il Consiglio dei ministri organizzato a Cutro, ma la Lega si era messa di traverso. E anche stavolta si dice fortemente contraria, perché sa che mettere nelle mani di Crosetto parte della sorveglianza sui flussi migratori, seppur in acque extraterritoriali, toglierebbe agibilità politica al ministero dell'Interno di Matteo Piantedosi e a quello di Salvini, che controlla la Guardia Costiera. Sarebbe, per dirla con un leghista di governo, «come un pestone di Fratelli d'Italia sul nostro piede». La Lega si prepara così a un possibile scontro, organizzandosi sull'altro lato della trincea con una serie di emendamenti per stringere le maglie del decreto sui permessi speciali di soggiorno. Un lavoro che punterebbe allo smantellamento, pezzo dopo pezzo, delle modifiche ai decreti Sicurezza volute dall'ex ministra dell'interno Luciana Lamorgese, per tornare alla versione originaria partorita da Salvini.I Fratelli, però, vogliono evitare risposte troppo dure. Specie dopo le interlocuzioni con il Quirinale. Sanno che tornare a una stretta sui permessi speciali non risolverebbe granché: «Trasformeremmo solo i migranti che arrivano nel nostro Paese in clandestini», spiegano dal partito, dove invocano «prudenza». Un piccolo aiuto arriverà dall'Europa, che oggi a Strasburgo approverà due tipi di provvedimento immediatamente operativi. Il primo sarà una comunicazione che definisce la strategia di gestione dei confini europei per i prossimi 5 anni. Il secondo sarà invece una raccomandazione agli Stati membri per il mutuo riconoscimento delle decisioni di ciascun Paese sui rimpatri dei migranti sbarcati illegalmente, utilizzando il nuovo sistema informativo Schengen. Un primo passo, forse, ma nulla che sia in grado di disinnescare la possibile faida sul decreto Cutro. --© RIPRODUZIONE RISERVATA