Autonomia, doppio via libera e passo avanti Ma i sindaci non votano: servono modifiche

IL DOSSIERMatteo MarianCampania, Puglia, Emilia Romagna e Toscana dicono no. Poco male, si dirà, anche perché la sostanza, alla fine dei conti, è che dalla Conferenza delle Regioni è arrivato un via libera a maggioranza al disegno di legge sull'autonomia. C'è di più, però. E arriva a stretto giro, una volta concluso il vertice dei presidenti di Regione. Perché consegnando un documento con le «preoccupazioni» dei Comuni sul testo messo a punto del ministro Roberto Calderoli, «l'Anci (l'Associazione nazionale dei Comuni Italiani, ndr) si è riservata di esprimere una valutazione finale sulla legge dopo le determinazioni del governo sulle richieste presentate». In pratica, l'atteso passaggio (anche se non vincolante) del via libera da parte di Comuni e Province per spingere la riforma sull'onda del consenso bipartisan non è affatto arrivato.Dopo il rinvio della Conferenza Unificata della scorsa settimana, ieri i sindaci - nella nuova riunione dove comunque è arrivato il secondo via libera al testo dopo quello delle Regioni - hanno deciso di chiamare al vedo il governo. «Ci sono questioni che devono essere chiarite e ci sono punti che per i rappresentanti delle autonomie locali devono essere totalmente rivisti - spiega il presidente dell'associazione, Antonio Decaro -. Il documento presentato raccoglie le preoccupazioni dei Comuni sull'individuazione e finanziamento dei livelli essenziali di prestazione (Lep) e su un processo che prevede la devoluzione alle Regioni di funzioni non solo legislative ma anche amministrative e gestionali, senza tenere conto del ruolo e del contributo che in tutti questi anni i Comuni italiani hanno offerto in termini di servizi ai territori e alle comunità e soprattutto sul meccanismo di solidarietà e perequazione, già realizzati su scala comunale».Dopo le proteste, anche clamorose, dei primi cittadini del Sud contro il testo Calderoli, l'Anci ha deciso di prendere tempo sfidando il governo. «Contiamo ora di presentare il testo al prossimo Consiglio dei Ministri, per la definitiva approvazione» taglia corto il ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie, Calderoli. Attento anche a rassicurare primi cittadini e presidenti delle Province. «Dopo aver già accolto le richieste delle Regioni - ha aggiunto il ministro - anche le proposte emendative di Anci e Upi sono state ricevute e verranno portate in pre-Consiglio per una valutazione del loro inserimento nel ddl definitivo. Ulteriori proposte potranno essere presentate come proposte emendative, durante l'esame del Parlamento».Per andare avanti, quindi, l'iter della riforma va effettivamente avanti, ma senza sciogliere il nodo del consenso trasversale. Che prima o poi, si mormora nella stessa maggioranza di governo, arriverà al pettine. «La Puglia ha espresso parere contrario al ddl Calderoli e ne ha chiesto il ritiro» è stata la stilettata del presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, al termine della Conferenza delle Regioni. «Abbiamo l'impressione - ha aggiunto - di una continua accelerazione su un processo del quale non si conosce l'esito». «Mi auguro che con il prosieguo del processo che vedrà l'attuazione dell'autonomia differenziata si possa trovare una ricomposizione con le Regioni che hanno espresso parere contrario» cerca di mediare il presidente della Conferenza delle Regioni e governatore del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga.E il Veneto? Fedele al mantra che ha ispirato il titolo del suo ultimo libro ("I pessimisti non fanno fortuna"), il presidente Luca Zaia guarda avanti con fiducia. «È un grande risultato, un grande passo avanti, a partire dalla quasi totalità delle Regioni, tranne quattro, che rispettiamo, e che hanno fatto dei distinguo senza però parlare "contro" l'autonomia» sottolinea sul doppio via libera arrivato ieri a Roma. «Dall'altro lato inizia un percorso di modernità, mi permetto di dire anche di responsabilità, in un Paese nel quale questa scelta federalista va direttamente ad interpretare la volontà dei padri costituenti».Nel frattempo i governatori, per bocca di Fedriga, chiedono il ritorno alle Province ad elezione diretta. «Sono indispensabili alla nostra democrazia e al buon governo dei territori». --© RIPRODUZIONE RISERVATA