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la storiaNegli anni '80 era toccato alla vongola filippina, specie "aliena" introdotta però consapevolmente in laguna per aumentare la produzione. Ora è il turno del granchio blu, specie americana sempre più diffusa nel Mediterraneo. E che pian piano si sta prendendo Rialto, cuore di Venezia con il suo mercato del pesce. Sempre più banchi, ormai, vendono questa specie proveniente dalle coste atlantiche del continente americano. Tanto che ormai alcuni rivenditori temono che possa soppiantare la tradizione venezianissima della granseola o dei "gransi pori". Una prova? La comparsa, come riporta anche la rivista online specializzata "Dissapore", di portate a base di granchio blu anche nei menù di ristoranti stellati come Glam e Venissa. Ma anche le abitudini dei veneziani sono ormai cambiate. E sono in tanti a chiedere il granchio blu: più economico ma anche discretamente saporito. Attenzione però a ficcare un dito vicino alle chele: la specie americana è più grossa e aggressiva, tanto da rompere anche le nasse dei pescatori. «Da qualche mese, ormai, a Rialto è sempre più facile trovare il granchio blu», spiega infatti Andrea Vio, titolare di un banco al mercato, «costa intorno ai 9 euro al chilo, meno rispetto al granchio poro. E in molti dicono che è buono. Il rischio è che in futuro possa soppiantare le altre specie. Infatti cresce più velocemente ma soprattutto è più aggressivo. Con le chele riesce a difendersi quasi a 360 gradi». Nessun rischio per i bagnanti che magari passeggiano tranquillamente con i piedi a mollo al Lido o lungo il litorale: difficile che simili esemplari raggiungano le acque basse e sabbiose. Però, nel caso in cui ci si imbatta in un esemplare meglio non dargli fastidio. «Solitamente queste specie si introducono in modo accidentale, come ad esempio quando si svuotano navi mercantili provenienti da oltreoceano», spiega Piero Franzoi, del Dipartimento di Scienze Ambientali dell'Università Ca' Foscari di Venezia che proprio sulla specie americana sta conducendo uno studio ad hoc . Qualche che sia la causa del suo arrivo, è un fatto che la presenza demografica del granchio blu nelle acque veneziane sia esplosa negli ultimi tempi. «Da Caorle fino a Sottomarina la loro presenza è ormai consistente», dice ancora Franzoi, «mentre nella laguna di Venezia non sembra ancora così abbondante». In un video pubblicato online nel nostro sito, il biologo Andrea Tomei raccontava pochi mesi fa non solo come questa specie è arrivata qui ma, soprattutto, perché conviene pescarlo per evitarne una pericolosa diffusione. Una tesi, questa, condivisa anche da Piero Franzoi. «È un bene che venga pescato perché ancora non conosciamo il suo impatto sull'ecosistema lagunare. E l'unico modo di controllarlo è, appunto, pescarlo. E mangiarlo. Rispetto alla granseola è molto più ricco di carne, ecco perché rispetto a questo crostaceo penso che il granchio blu possa diventare un'alternativa, ancor più del granchio poro, più raro e presente soprattutto su scogli e dighe soffolte». Oltre alla granseola, a tremare sono anche gli amanti della "moeca": il granchio blu si può mangiare anche in fase di muta, quando il carapace non è ancora del tutto formato. --eugenio pendolini© RIPRODUZIONE RISERVATA