Venezia

Venezia diventerà, insieme a Trieste, un porto "per procura" dell'Ucraina. Con le navi da guerra a minacciare il Mar Nero e le mine a bloccare lo scalo di Odessa, è l'Adriatico settentrionale lo sbocco sul mare ideale per Kiev. Tanto per le merci in entrata che in uscita e grazie a un esteso corridoio ferroviario che unisce proprio Venezia e Trieste al polo logistico di Verona. Sbocco ideale, soprattutto, in vista della ricostruzione di un paese che da un anno a questa parte è piombato nell'incubo della guerra e che però già guarda al futuro post-bellico, prossimo o remoto che sia. Un'ambizione politica ed economica che è qualcosa più di una semplice idea, quella riproposta ieri da Adolfo Urso, ministro delle imprese e del made in Italy, intervenuto ieri all'incontro promosso a Zelarino dal Dipartimento Transizione tecnologica e ambientale della Cisl Venezia. Un dibattito durante il quale sono stati toccati i temi dello sviluppo industriale e produttivo veneziano davanti a una platea rappresentata da Roberto Marcato (assessore regionale allo Sviluppo economico), Nora Garofalo (segretario generale Femca Cisl); Roberto Benaglia (segretario generale Fim Cisl); il sindaco Luigi Brugnaro e il vicepresidente di Confindustria Veneto Vincenzo Marinese. «Un territorio vivo e dinamico, con 2,5 miliardi di investimenti l'anno e 43 milioni di euro di valore produttivo», le parole di quest'ultimo, «che ora punta a diventare ancora più competitivo». Magari, appunto, cogliendo anche le opportunità nate dal conflitto in corso e facendo diventare a tutti gli effetti il porto di Venezia uno scalo logistico fondamentale per l'Ucraina. «Uno dei primi progetti che metteremo in campo nella prossima conferenza sulla ricostruzione dell'Ucraina sarà di creare nel Nord Est i terminali in entrata e uscita dell'economia ucraina attraverso la piattaforma logistica di Verona, il porto di Venezia con suo retroterra e Trieste. Le vie marittime ucraine sono ostruite dalle navi da guerra e dalle mine russe e lo saranno a lungo purtroppo, indipendentemente dall'augurio della fine delle ostilità. Costruiremo un corridoio terreste ferroviario e autostradale che dall' Ucraina giunga alla piattaforma logistica di Verona e poi verso i porti di Trieste e Venezia, che dovranno ricoprire un ruolo fondamentale non solo per lo sviluppo italiano e ucraino ma per tutta Europa».Il progetto del ministro Urso parte dalla constatazione di come ormai si sia creata «una nuova cortina di ferro qualche centinaio di km più a est» il che rende inevitabile che lo sbocco dei mercati si sia trasferito altrove. A sud, per la precisione. E quindi nell'Adriatico, con i porti di Venezia e Trieste i cui traffici merci sono in crescita nonostante le incertezze e i rincari provocati dalla guerra, con lo scalo lagunare che nel 2022 è stato tra i primi ad accogliere navi ucraine transitate dal mar Nero per via degli accordi internazionali siglati per superare il blocco navale russo. Uno sbocco che comprende, secondo il ministro, anche l'intero ecosistema economico tedesco e dell'Europa centrale. Certo, il traffico merci viaggia per la maggior parte via acqua più che su rotaia o gomma. Senza contare che, volendo entrare più nel tecnico, ci sarebbe comunque la necessità di rendere ferrovie come quelle europee con quella ucraina, figlia della tradizione sovietica e con una diversa distanza tra i binari. Insomma, un progetto vasto e ambizioso di cui però - è lo stesso ministro Urso a dirlo - si è già accennato nella visita in Ucraina a gennaio e di cui si tornerà a parlare in aprile, a Roma, nel corso di una conferenza a cui sta lavorando il governo Meloni proprio sulle prospettive di una pace tutta ancora da scrivere con la Russia e sulla futura ricostruzione. --© RIPRODUZIONE RISERVATA