«Rottamiamo i vecchi edifici e lasciamo costruire solo lì»
il libroCi sono due parole da inserire nel lessico quotidiano e nell'agenda della politica italiana ed europea: transizione ecologica. Se il Novecento è stato il secolo del boom economico con il carbon fossile, gli idrocarburi e l'auto a benzina, il secondo millennio dovrà inventare un sistema senza emissioni di Co2 nell'atmosfera. Quindi spazio senza riserve al fotovoltaico, alle pale eoliche e all'idrogeno. Il tempo stringe e gli allarmi sul global warming lanciati fin dagli anni Novanta da Al Gore alla Conferenza di Rio sono rimasti inascoltati, a rilanciarli con forza ci prova Andrea Ferrazzi con il suo libro "In politica per l'ambiente" che si prenota on line sul sito emi.it (oggi una delle prime presentazioni alle 18 a villa Errera, con Acli e Comune a Mirano). Ex assessore all'Urbanistica a Venezia, nei suoi cinque anni da senatore per il Partito democratico ha scritto, con altri tre colleghi, e approvato dopo 4 votazioni, il nuovo articolo 9 della Costituzione che ora recita così: la Repubblica tutela l'ambiente, la biodiversità degli ecosistemi negli interessi delle future generazioni. Una simbiosi perfetta con Greta Thunberg. Nel suo volume lei affronta temi di drammatica attualità: dall'incubo acqua alta di Venezia, ai Pfas, alle bonifiche di Marghera mai completate, al dissesto idrogeologico, consumo di suolo e rigenerazione delle città. Qual è lo scenario futuro della laguna veneta? «I dossier dei climatologi sono patrimonio scientifico condiviso: l'Ipcc legato all'Onu ha calcolato che con questo ritmo di emissioni gassose e l'aumento costante della temperatura il livello del Mediterraneo si alzerà tra i 60 e gli 80 cm entro il 2100. Venezia sarà perennemente sott'acqua e il Mose inutile. Certo, ci sono tecnologie per alzare i palazzi di Venezia ma la sfida mette a rischio la sopravvivenza non solo della città ma della laguna e di tutta la fascia adriatica. I segnali della catastrofe li abbiamo visti: la tempesta Vaia ha distrutto milioni di alberi e poi l'Aqua Granda ha fatto capire che la marea è incontenibile». La prima grande rivoluzione riguarda il motore elettrico, l'Europa spinge per il 2035 ma il governo italiano frena per difendere i posti di lavoro. Lei che ne pensa? «Indietro non si torna più, nel 2026 ci sarà una prima verifica dell'accordo siglato tra la Commissione e il Consiglio europeo. Il tema coinvolge i governi chiamati a sostenere la transizione ecologica con sgravi d'imposte e altre forme di finanziamento. L'America pensa ad aiuti di Stato, Francia e Germania si muovono nella stessa direzione e l'Italia si dovrà rimboccare le maniche. Il sistema delle imprese anche in Veneto è consapevole della sfida green e così la grande finanza che, a partire da Blackrock, ha rimodulato la strategia: senza la transizione ecologica non c'è sviluppo né benessere». A che punto siamo con le energie rinnovabili: il fotovoltaico e l'eolico hanno fatto passi avanti o no? «I governi Draghi e Meloni hanno trovato le alternative alla Russia per la fornitura di gas. Facciamo in fretta i rigassificatori di Piombino e Ravenna per uscire dalla crisi, ma il gas dev'essere una tappa verso le fonti rinnovabili che hanno dei costi molto più bassi rispetto a petrolio e metano. In Italia abbiamo sole, vento, mare e geotermia. Il fotovoltaico copre il 20-21% del fabbisogno e l'incremento è stato veloce. Bisogna insistere. E poi c'è l'idrogeno, con Marghera che può diventare uno dei poli dell'energia pulita, nel rispetto dei vincoli del Pnrr che impone di riconvertire i siti industriali dismessi. Qui abbiamo 2 mila ettari da rigenerare». Secondo lei i Pfas verranno messi al bando definitivamente? «Abbiamo modificato anche l'articolo 41 della Costituzione in cui c'è scritto che l'attività economica non può svolgersi in contrasto con la salute e l'ambiente. I Pfas sono il più grande inquinamento d'Europa e quindi vanno solo completate la bonifica di Miteni e approvata la legge sulle emissioni zero». Il consumo del suolo e il dissesto idrogeologico sono altri due flagelli, lei cosa propone? «Il Veneto ha il record del consumo di terreno e bisogna girare pagina: stop all'urbanistica espansiva e passiamo alla rigenerazione urbana. La legge quadro del settore risale al 1942 e il decreto interministeriale diventato la Bibbia dei Comuni per le licenze è del 1968. Le vecchie caserme, i capannoni e gli ospedali vuoti vanno rasi al suolo e su quelle aree si può edificare. Nella mia legge depositata al Senato, la 1131 concordata con Anci, Ance e Legambiente, parlavo di rottamazione edilizia: si tratta di partire dalle case popolari decrepite e insalubri. Con il ministro Giovannini avevamo trovato anche le prime risorse ma con la crisi del governo Draghi tutto si è azzerato. La tagliola di Meloni sul bonus 110% è un grave errore che mette a rischio migliaia di posti di lavoro e getta nel panico le famiglie. La rigenerazione del patrimonio edilizio non si può bloccare e va trovato un accordo». --© RIPRODUZIONE RISERVATA