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il casoPaolo Baroni / ROMALe famiglie e i condomini sono nel caos dopo lo stop del governo alla cessione dei crediti dei bonus edilizi, denunciano gli amministratori di condominio. In molti casi si dovrà rinunciare ad effettuare i lavori in un ambito che già sconta difficoltà anche a causa dell'importanza degli investimenti richiesti che in media oscillano tra 500 ed 800 mila euro. Su 372.303 asseverazioni rilasciate al 31 gennaio, stando agli ultimi dati dell'Enea, la quota complessiva di lavori già realizzati raggiunge il 76, 2% (49,74 miliardi di euro di lavori ammessi in detrazione su un totale di 65,2). I condomini sono però fermi al 70,6% dei lavori previsti in base a 51.247 censite (con 21,51 miliardi di lavori completati su un totale di 30,48), contro il 79,8% dei lavori portati a termine negli edifici unifamiliari e l'84,6% relativo alle unità indipendenti. Liguria, Lazio e Campania sono addirittura ferme al 61%. Con le nuove regole appena varate in molti casi andrà fatta una vera e propria operazione-verità. Spiega Leonardo Caruso, vicepresidente dell'Associazione nazionale amministratori condominiali e immobiliari: «È necessario andare in assemblea e dire serenamente ai condomini che non ci sono più le condizioni» per effettuare i lavori di efficentamento energetico. Oltre a questo «nel caso di blocco dei lavori ci troveremo davanti alla possibilità di numerosi contenziosi giudiziari tra condominio e progettisti». Secondo Caruso, infatti, «l'ultimo decreto ha creato grande preoccupazione tra le famiglie e gli amministratori quasi certamente dovranno rifare le assemblee per aggiornare i condomini e in alcuni casi valutare la possibilità di archiviare definitivamente i progetti. Le aziende che hanno difficoltà stanno tirando i remi in barca, lo stesso stanno facendo le banche con il blocco dei crediti: l'unica via percorribile in questo contesto è l'arresto totale di qualsiasi progetto». «Con questo ultimo decreto e con questa chiusura totale per la cessione dei crediti saranno bloccati tutti i cantieri che speravamo potessero partire anche nel 2023, sebbene non più al 110% ma al 90%» conferma Marco Ceresini, presidente dell'Associazione nazionale amministratori condominiale e immobiliare di Parma. «È già un anno che le banche hanno chiuso con l'acquisizione dei crediti - aggiunge- quindi le aziende si trovano oggi a dover affrontare questo problema, con tante richieste di lavori da effettuare e tante richieste di fattibilità fatte». Secondo Caruso, in questo contesto, si deve tener presente che l'Italia ha un patrimonio immobiliare per la stragrande maggioranza costruito prima del 1980, «quindi gli interventi sugli edifici andrebbero pensati a 360 gradi tenendo conto di tutta la struttura dell'edificio. Importantissima l'efficienza energetica - conclude - ma altrettanto importante è la sicurezza. Prima ancora di vivere in un condominio che consuma poco bisogna avere la certezza che una casa costruita 60 o 70 anni prima sia ancora strutturalmente idonea e abbia impianti sicuri». --© RIPRODUZIONE RISERVATA