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il casoLaura BerlinghieriLa "sparata" si è rivelata un boomerang. E anche Joe Formaggio, l'esuberante consigliere di Fratelli d'Italia, è stato costretto a fare dietrofront: «Ho commesso un errore. Anzi, l'ha commesso il mio ufficio stampa». Folgorato sulla via di Damasco? No, su quella di Roma. Perché, dopo il post pubblicato sui profili social ufficiali del Consiglio regionale del Veneto, è arrivata la reprimenda direttamente dai vertici del partito, Fratelli d'Italia: una telefonata piuttosto piccata al consigliere di Albettone, rimproverato per un'uscita quantomeno inopportuna.Il fatto risale a lunedì, quando, sul profilo Instagram del Consiglio regionale veneto, è apparsa una fotografia che immortalava un orgoglioso Joe Formaggio, mentre stringeva tra le mani un mitra, accompagnando lo scatto con la scritta «In rappresentanza della Regione sono stato alla fiera della caccia a Verona. Sempre al fianco della lobby dei cacciatori e delle armi».Peccato, intanto, che Formaggio non fosse lì in rappresentanza della Regione: «È vero. Quella non era la verità. Non ero lì in rappresentanza della Regione Veneto, ma come Joe Formaggio, privato cittadino a favore delle armi». E allora perché è stata pubblicata quella foto? «Perché non possiamo certo censurare i consiglieri» rispondeva, poche ore dopo l'esplosione del caso, il presidente del Consiglio regionale Roberto Ciambetti, anticipando che l'episodio aveva spinto una riflessione sull'opportunità di approntare un nuovo regolamento per filtrare le comunicazioni in arrivo dai consiglieri, con richiesta di pubblicazione sui social del "Parlamentino" veneto.Intanto il danno era stato fatto. Con un post che, di fatto, sanciva il pieno sostegno al mondo delle armi da parte di tutto il Consiglio regionale del Veneto. E ieri la tensione al Ferro-Fini, infatti, si poteva tagliare con il coltello, non soltanto tra gli scranni della minoranza, ma anche di una maggioranza visibilmente imbarazzata.«Intervenga anche il presidente Zaia» chiede la consigliera 5 Stelle Erika Baldin. Mentre Elena Ostanel (Veneto che vogliamo) e Jonatan Montanariello (Pd) hanno depositato due distinte interrogazioni. Ma nemmeno certa maggioranza ci sta a essere inghiottita nel perimetro di un Consiglio regionale «sempre al fianco delle armi», come disegnato dalle parole di Formaggio. È il caso ad esempio di Roberto Marcato, assessore allo Sviluppo economico: «Il consigliere Formaggio può dire quello che vuole, ma a titolo personale e non a nome della collegialità. Perché io non mi sento minimamente rappresentato da un messaggio come quello che ho letto. Io, consigliere eletto, non condivido assolutamente quella posizione» dice Marcato. «Figurarsi che da bambino a Carnevale non sono neanche mai riuscito a vestirmi da cowboy, perché i miei genitori non mi compravano nemmeno le pistole giocattolo. Quel pensiero lì è assolutamente lontano dalla mia cultura».E il passo indietro di Formaggio è anche sui contenuti di quel post? «Assolutamente no. Io sono sempre al fianco delle armi» risponde il consigliere, «Ho creato il poligono più grande d'Italia. Conosco bene il mondo e l'industria delle armi. Sono un cacciatore. Utilizzare le armi per sport, caccia, passione o legittima difesa è legale. Il solo errore è stato fatto dal mio ufficio stampa, che ho ripreso, ma mica lo posso ammazzare. Ho parlato con i colleghi e il presidente del Consiglio regionale. Alla fine non è successo niente di grave». --© RIPRODUZIONE RISERVATA