2035
Emanuele Bonini / StrasburgoAuto e furgoni a benzina e diesel, addio. L'Unione europea volta pagina, votando in via definitiva la proposta che mette al bando, a partire dal 2035, vetture e veicoli commerciali leggeri alimentati in maniera tradizionale nel territorio dell'Ue. L'Aula del Parlamento europeo approva il testo del cambiamento e anche della discordia, perché al momento della verità l'emiciclo si divide: 340 i favorevoli, a fronte di 279 contrari e 21 astenuti. Tra i contrari anche gli europarlamentari dei tre partiti di maggioranza in Italia, da dove arrivano le critiche del leader della Lega e ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, per un voto che definisce una «decisione folle e sconcertante, contro le industrie e i lavoratori italiani ed europei, a tutto vantaggio delle imprese e degli interessi cinesi». L'esito era comunque annunciato. L'Europarlamento era chiamato a esprimersi sul testo di compromesso inter-istituzionale. Manca solo il voto del Consiglio dell'Ue, atto puramente formale, prima della pubblicazione in gazzetta ufficiale. La riforma del comparto auto è solo questione di ultimi passaggi. Dall'1 gennaio 2035 scatterà il divieto di produzione di autovetture e nuovi veicoli commerciali leggeri che producano emissioni di CO2. Vuol dire stop ai tradizionali motori a scoppio alimentati a diesel e benzina. E' comunque prevista un'esenzione totale dalle nuove disposizioni Ue per chi produce meno di mille veicoli l'anno, mentre i costruttori con un volume annuo di produzione limitato (da mille a 10mila nuove autovetture o da mille a 22mila nuovi furgoni) avranno un anno di tempo in più. Per loro si concede fino al 31 dicembre per mettersi in regola.Il fronte dei contrari (soprattutto popolari, conservatori e destra sovranista) ottiene però un meccanismo di verifica. A partire dalla fine del 2025, con cadenza biennale, la Commissione Ue dovrà pubblicare una relazione per valutare i progressi compiuti nell'ambito della mobilità a zero emissioni nel trasporto su strada. Il centro-sinistra attacca. «Tutto il centrodestra italiano vota contro il clima e contro la leadership tecnologica europea delle nostre aziende», critica Alessandra Moretti, europarlamentare del Pd. Gilberto Pichetto Fratin (Fi), ministro per l'Ambiente, risponde. «Gli obiettivi ambientali non sono in discussione: benzina e diesel sono inquinanti e incidono negativamente sull'effetto serra». Ricorda però come il governo abbia «manifestato a più riprese le proprie perplessità sui tempi e i modi che ha stabilito l'Europa per il superamento dei motori a benzina e diesel». Preoccupano le ricadute negative sulle imprese e sui lavoratori.La linea del governo è quella di «spingere al massimo nella produzione dei biocarburanti, che rappresentano una filiera pulita che consentirebbe di mantenere l'attuale impostazione del sistema produttivo dell'automotive». Precisazione non casuale, poiché l'Eurocamera riconosce la natura inquinante di benzina e diesel, non del motore a combustione in sé. Ma in attesa dello sviluppo di carburanti alternativi per i motori tradizionali, dal 2035 stop alla vendita. Perché teoricamente si potrà continuare a produrre ed esportare nei Paesi terzi.Per l'usato, invece, non cambia nulla. Chi è già in possesso di un'auto a benzina o diesel potrà continuare a usarla, visto che il provvedimento riguarda il nuovo. Certo, si vuole incentivare a cambiare la propria quattro ruote eliminando gradualmente il sistema di incentivi. Tradotto: chi prima passa all'elettrico o all'ibrido meno pagherà per il nuovo, meno inquinante. Dal 2025 al 2029, il fattore di riferimento Zlev (l'attuale meccanismo di incentivazione di veicoli a zero e a basse emissioni) è stato fissato al 25% per le vendite di nuove autovetture e al 17% per i nuovi furgoni. A partire dal 2030, questo incentivo sarà rimosso. --© RIPRODUZIONE RISERVATA