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l'inchiestaGuglielmo BuccheriC'è un sistema Italia che scivola sempre più in basso e che ci mette, o dovrebbe mettere, davanti all'incubo della serie B europea. Il pallone avvelenato dei conti si è sgonfiato da tempo se è vero che i nostri club, nel dato aggregato, perdono un milione di euro al giorno da quando, stagione 2007/08, la Figc si è data un appuntamento fisso con il rapporto sulla salute del calcio italiano. L'ultima fotografia impone una profonda riflessione: il "rosso" complessivo è in aumento da 412 milioni (2018/19) a oltre 1,3 miliardi di euro (2020/21). Motivo? Ad un equilibrio traballante si è aggiunta la variabile Covid con un impatto sulla situazione economica e finanziaria che ha spinto la perdita aggregata a 2,2 miliardi di euro nelle due stagioni segnate dalla pandemia. Dal frullatore dei numeri, esce la cifra di 5,4 miliardi di euro, il valore record dell'indebitamento aggregato del nostro calcio professionistico, cresciuto di quasi 181 milioni nel 2021 rispetto ad un anno prima. La crescita dei costi operativi segna un più 10, 3 per cento nel 2020/21, mentre il valore della produzione è diminuito del 3,3 per cento: la crescita, ingombrante, dei costi è legata principalmente all'incremento degli stipendi, in aumento di 367 milioni di euro. L'Italia del pallone scivola, il resto d'Europa, quella dei campionati più suggestivi, va avanti. Riformare il sistema è l'imperativo, farlo resta uno scenario tutto da definire. La Lega di Serie A si ferma alla media per società da ricavi tv di 58,7 milioni, la Premier League viaggia a 135 milioni, la Liga a 86,3, la Bundesliga a 80,6. Al capitolo ricavi, sempre medi per club, da sponsor, pubblicità e attività commerciale il nostro campionato segna 10,6 milioni, quello inglese 33,1, lo spagnolo 22 e il tedesco 16,1. Voltare pagina è indispensabile, farlo da soli diventa un po' complicato. Il calcio italiano è la settima industria del Paese, prima era la quinta. E negli ultimi quattordici anni di 15,5 miliardi di euro è il suo contributo fiscale: per ogni euro "investito" dal governo nel pallone, il sistema nazionale ha ottenuto un ritorno anche in termini previdenziali pari a 18,3 euro. Così il dibattito su cosa possa, o debba, fare la politica per i club non può che restare aperto, a condizione di limitare gli eccessi evitabili da chi vive dentro il mondo dei gol e della Var: il rapporto stipendi/fatturato al 2020, da noi, è stato il più alto delle leghe europee più importanti con il 78 per cento complessivo. Il punto di partenza per rimetterci in linea di galleggiamento con i nostri competitor è dettato dalla necessità di fare in fretta, quello di arrivo, oggi, poco decifrabile. Poco spazio ai giovani e infrastrutture vecchie sono due aspetti che ci penalizzano oltremodo. I giovani: nel campionato 2020/21 il minutaggio degli italiani Under 21 ha inciso solo per l'1,5 per cento del totale rispetto agli Over azzurri (35,9) e agli stranieri (59, 5 quelli maggiori di 21 anni, 3,1 gli Under 21); il nostro è il nono campionato più anziano tra i 31 europei, il quarto più straniero (63,6 per cento), il terz'ultimo per utilizzo di giocatori cresciuti nei vivai dei club di appartenenza (7,1 per cento); solo 101 su 2.387 tesserati tra i 15 e i 21 anni dai club di serie A dieci anni fa giocano ancora nella massima serie italiana (4, 2 per cento). E, gli stadi? Negli ultimi 15 anni in Europa sono stati realizzati 187 nuovi impianti con un investimento di 21,7 miliardi di euro: di questi ben 29 in Polonia e Turchia, 17 in Germania, 16 in Russia. L'Italia ne conta cinque (Juventus, Udinese, Frosinone, Albinoleffe, Sudtirol) che incidono solo con l'1 per cento degli investimenti prodotti in Europa. La Premier League inglese rimane un miraggio, per noi e, in parte, anche per le altre realtà. Nella top 10 della "Football Money League" di Deloitte 2023, per la prima volta, più delle metà dei club è inglese: c'è il Manchester City al primo posto, il Liverpool terzo, il Manchester United quarto, il Chelsea ottavo, il Tottenham nono e l'Arsenal decimo. A rompere l'egemonia, solo il Real Madrid (2), il Paris Saint Germain (5), il Bayern Monaco (6) e il Barcellona (7). Le società azzurre? Prima la Juventus all'11ª posizione. L'Italia insegue, il tempo sta scadendo. --© RIPRODUZIONE RISERVATA