L'inflazione brucia oltre 40 miliardi Tassa da 2.800 euro a lavoratore
il casoPaolo Baroni / ROMAL'inflazione e il caro-vita si mangiano i risparmi degli italiani. Dopo quattro anni di costanti aumenti, nel 2022 il saldo totale dei conti correnti delle famiglie, secondo un rapporto della Federazione autonoma bancari italiani (Fabi) è diminuito di quasi 20 miliardi di euro. In totale, stima a sua volta Confesercenti, per preservare il loro tenore di vita gli italiani sono stati costretti a bruciare ben 41,5 miliardi dei loro risparmi. Secondo la Fabi da agosto a novembre i depositi bancari sono calati di 18 miliardi, passando da 1.177 a 1.159 miliardi (-1,5%), dopo che già a giugno erano già stati «persi» 10 miliardi. La vistosa inversione di tendenza sulla capacità di accumulo dei correntisti arriva dopo un lungo periodo di incremento dei saldi dei depositi legato al senso di incertezza che ha caratterizzato questo periodo: a fine 2017, infatti, l'ammontare complessivo era a quota 967 miliardi saliti poi anno dopo anno sino ai 1. 144 di fine 2021. La conferma di una situazione di difficoltà, segnala la Fabi, arriva anche dall'andamento dei debiti delle famiglie che segna un incremento dei prestiti per il consumo ed una tenuta dei finanziamenti a scopo personale. Nel complesso, a novembre l'ammontare di questi prestiti si è attestato a 256 miliardi di euro (+1,5% contro la media del +1,2 dei 5 anni precedenti). Negli ultimi 5 anni, in particolare, si è registrato un aumento complessivo dei finanziamenti personali e per i beni di consumo di 3,1 miliardi (+1,2%) da 253,6 a 256,7 miliardi, coi prestiti destinati all'acquisto di beni e servizi a quota 21,1 miliardi (+22, 2%) a fronte del -11,3% fatto segnare dai prestiti finalizzati a spese personali scesi a quota 17,9 miliardi. «Se la tendenza alla crescita dei prestiti personali e del credito al consumo dovesse proseguire - avverte la Fabi - la sostenibilità finanziaria delle famiglie potrebbe essere messa a rischio dal peso ancora più influente di rincari e dei tassi crescenti, con conseguenze sociali che corrono il rischio di diventare preoccupanti per quelle famiglie il cui ricorso al credito è già lo strumento per far fronte a spese di istruzione, spesa, viaggi, famiglia e bollette». L'economia italiana per Confindustria, in questo inizio anno, procede meglio rispetto alle attese. A pesare sulle prospettive economiche, secondo l'ultima «Congiuntura flash», resta però il forte rialzo dei tassi di interesse operato dalle banche centrali «che toglie risorse a investimenti e consumi, colpiti anche dall'inflazione, in calo ma ancora alta». Secondo Confesercenti a causa dell'inflazione, che quest'anno salirà di un altro 5,6% (+14,1% in due anni) il potere d'acquisto dei lavoratori dipendenti quest'anno risulterà inferiore di 2.800 euro rispetto al 2021, mentre per gli autonomi la capacità di spesa si ridurrà di 2.200 euro. Per questo motivo quest'anno la spesa delle famiglie aumenterà appena dello 0,5%: un «risultato deludente», dovuto quasi interamente all'aumento delle spese obbligate, a cui si giungerebbe solo a fronte di una riduzione di ulteriori 11 miliardi di risparmi delle famiglie. Questa situazione pesa soprattutto sui redditi medio-bassi. Per le famiglie meno abbienti - il 40% del totale, pari a circa 10,5 milioni di nuclei - i costi fissi quest'anno varranno circa la metà dell'intera spesa mensile (il 49%), riducendo ancora di più lo spazio per le altre spese. Se si considerano infatti anche abbigliamento, bevande e alimentari, la quota assorbita dai consumi obbligati o quasi sale al 77%, lasciando meno di un quarto disponibile per altro. Salendo di fascia la situazione non cambia di molto: per il 40% di famiglie con un reddito medio la quota assorbita da bollette e casa passa dal 35% del 2019 al 45%, gli alimentari passano dal 25 al 23%, mentre crollano al 32% le altre voci. --© RIPRODUZIONE RISERVATA