Senza Titolo

la storiaResistere senz'armi. Ovvero combattere la barbarie nazista da internato militare italiano in un campo di prigionia senza sparare un colpo ma con la lucida follia di sabotare la produzione bellica tedesca dall'interno e nel contempo salvare anche alcune prigioniere ebree. Domani alle 20.30 alla Barchessa di Villa Errera a Mirano, Sandro Baldan parlerà della storia del padre Luigi, classe 1917, che non esitò a rischiare in prima persona per aiutare quelle donne. Catturato dai nazisti dopo l'8 settembre nel porto di Sebenico dove prestava servizio nella Regia Marina come motorista, Baldan fu trasportato a tappe forzate a lavorare nelle fabbriche tedesche in Germania e poi nel campo di Sackisch Kudowa in Polonia. Proprio lì conobbe delle prigioniere ebree che aiuterà a sopravvivere.Baldan, sfidando gli aguzzini, si fa passare per un ufficiale e riesce ad instaurare così un rapporto di rispetto nei suoi confronti da parte dei tedeschi, anche per le sue capacità nel campo della tecnica. Da questa posizione riesce a procurarsi informazioni, cibo e altri generi di prima necessità che condividerà con queste donne. Inoltre, grazie alle sue abilità di tornitore, saboterà la produzione di materiale bellico senza essere mai scoperto. Fugge in modo rocambolesco dal campo e, aiutato dai partigiani fa ritorno in patria. Morirà a Mirano dove risiedeva dal 1954, quasi centenario nel 2017. La sua storia è raccontata nel libro "Lotta per sopravvivere", uscito nel 2007 e tradotto in francese. --Riccardo Musacco© RIPRODUZIONE RISERVATA