Berlino guardi agli errori nel passato dia armi all'Ucraina per poi negoziare

Nella difesa di un'Ucraina libera e sovrana, la Germania ha una responsabilità storica unica. La potenza dell'Europa centrale, inoltre, ha tutti i requisiti necessari a configurare una risposta più ampia da parte dell'Europa per mettere fine all'efferata guerra brutale di Putin in maniera tale da disincentivare qualsiasi aggressione futura in altri luoghi come Taiwan.Per segnalare una precisa volontà strategica di dimostrarsi all'altezza di questo duplice obbligo, derivante dal passato e per il futuro, il governo di Berlino dovrebbe impegnarsi non soltanto a permettere a Paesi quali Polonia e Finlandia di mandare in Ucraina carri armati Leopard 2 di fabbricazione tedesca, ma anche a farlo per prima, con un'azione europea coordinata. Lo si potrebbe chiamare Piano europeo per i Leopard.La responsabilità storica della Germania è articolata in tre fasi. Ottant'anni fa, la Germania nazista combatteva una guerra brutale su quello stesso territorio ucraino: ne furono vittime le stesse città, le stesse cittadine e gli stessi Paesi bombardati oggi dalla Russia. In qualche caso ne furono vittime anche le stesse persone.Boris Romanchenko, per esempio, sopravvissuto a quattro campi di concentramento nazisti, è stato ucciso a Kharkiv da un missile russo. Nessun paragone storico è mai corretto, ma il tentativo di Putin di annientare l'esistenza indipendente di una nazione vicina - con crimini di guerra, comportamenti genocidi e prendendo incessantemente di mira la popolazione civile - è quanto di più vicino ci sia mai stato in Europa dal 1945 a oggi a quello che fece Adolf Hitler durante la Seconda guerra mondiale. L'insegnamento di cui far tesoro da quegli eventi storici non è che i tank tedeschi non dovrebbero essere mai usati contro la Russia, a prescindere da quello che fa il Cremlino, bensì che dovrebbero essere usati per proteggere gli ucraini che furono già tra le vittime più colpite sia da Hitler sia da Stalin. La seconda fase della responsabilità storica deriva da quello che il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier ha definito sinceramente «l'amaro fallimento» della politica tedesca nei confronti della Russia dopo l'annessione della Crimea da parte di quest'ultima e l'inizio dell'aggressione all'Ucraina orientale nel 2014. Quella politica avrebbe potuto benissimo essere definita acquiescenza. (In un'intervista rilasciata di recente, l'ex cancelliera Angela Merkel ha elogiato la serie di Netflix «Munich-The Edge of War» che ha suggerito che Neville Chamberlain potrebbe essere visto sotto una luce più positiva). Fatalmente, invece di ridurre la sua dipendenza energetica dalla Russia, a partire dal 2014 la Germania l'ha incrementata sempre di più, portandola a oltre il 50% delle sue importazioni totali di gas. Oltretutto, ha costruito il gasdotto Nord Stream 2, mai utilizzato. Questo errore storico ha portato alla terza e più recente fase. A un mese di distanza dall'invasione su larga scala dell'Ucraina da parte della Russia, il 24 febbraio dell'anno scorso, un gruppo di esponenti tedeschi di spicco ha lanciato un appello per un embargo immediato dei combustibili fossili di provenienza russa. «Ripercorrendo la sua Storia» hanno scritto, «la Germania ha giurato ripetutamente che non dovranno «mai più» esserci guerre di conquista e crimini contro l'umanità. Oggi è arrivato il momento di onorare quel giuramento.Il cancelliere Olaf Sholz ha deciso in senso contrario rispetto a questa strada così radicale, sostenendo che essa metterebbe a repentaglio «centinaia di migliaia di posti di lavoro» e farebbe precipitare in recessione sia la Germania sia l'Europa. Il Paese, invece, ha preso iniziative enormi e impressionanti, indirizzate dal ministro dell'Economia Robert Habeck, del partito dei Verdi, per affrancarsi dalle materie prime energetiche russe. Nel farlo, tuttavia, ha versato ai russi somme di denaro colossali proprio a causa dell'impatto della guerra sui prezzi delle materie prime energetiche. Secondo una meticolosa analisi del Crea, il Centre for Research on Energy and Clean Air (think tank indipendente di Helsinki, Ndt), nei primi sei mesi dall'inizio della guerra la Germania ha versato alla Russia circa 19 miliardi di euro in cambio di petrolio, gas e carbone. Al confronto, si pensi che l'intero budget russo per le forze armate dei primi sei mesi del 2021 è stato di quasi 30 miliardi di euro. Poiché un'ingente parte delle entrate di bilancio della Russia proviene dalla vendita di materie prime energetiche, ne consegue inesorabilmente che la Germania contribuisce al budget militare di Putin, proprio mentre quest'ultimo sta combattendo una guerra brutale sullo stesso territorio in cui la Germania nazista 80 anni fa combatté la sua guerra brutale. È vero, anche altri Paesi europei hanno continuato a versare ingenti somme di denaro alla Russia in cambio delle sue materie prime energetiche, ma nessuna ha la responsabilità storica della Germania nei confronti dell'Ucraina. A suo merito, va detto che la posizione del governo tedesco nei riguardi del sostegno militare all'Ucraina ha fatto molti passi avanti a partire dall'imminenza dell'invasione russa. In termini di somme complessive di denaro spese per gli aiuti promessi per la difesa, la Germania rientra nel novero dei sostenitori di punta dell'Ucraina, così come dal punto di vista degli aiuti umanitari, economici e finanziari. Dal punto di vista delle armi, invece, è stata titubante e farraginosa e spesso si è collocata all'estremità recalcitrante del convoglio occidentale degli aiuti all'Ucraina. Come ha commentato acidamente il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, «la Germania segue sempre lo stesso schema: in un primo tempo dice di no, poi difende accanitamente la sua decisione, infine finisce per dire di sì». Vale la pena osservare che la Germania ha una industria bellica straordinaria che ha esportato in modo assai proficuo attrezzature letali in Paesi dai regimi alquanto discutibili di tutto il mondo. Perché dunque non difendere una democrazia europea da un nuovo Hitler? Le preoccupazioni di Berlino per una possibile escalation russa in reazione a rifornimenti all'Ucraina di armi di grosso calibro sono condivise dall'Amministrazione Biden a Washington. Eppure, non esiste un modo sicuro di procedere, esente da rischi. Prendendo di mira la popolazione civile ucraina in modo sistematico, Putin ha già dato il via a un'escalation. Volendo fare un'analisi strategica seria, l'unica via realistica e praticabile per una pace duratura è un incremento consistente degli aiuti militari all'Ucraina, così che Kiev possa riconquistare la maggior parte del suo territorio e poi negoziare la pace da una posizione di forza.La situazione, ormai, è diventata un banco di prova del coraggio della Germania nell'opporre resistenza al ricatto nucleare di Putin. Mettendosi al timone di un Piano europeo per i Leopard, Scholz darebbe prova di una leadership tedesca che risulterebbe gradita all'intero Occidente. --© 2023, The GuardianTraduzione di Anna Bissanti