Case green, l'80% fuori dai parametri Ue «Servono più incentivi e meno vincoli»

Otto case su dieci nel Comune di Venezia hanno classi energetiche comprese tra la F e la G. Entro sette anni dovranno adeguarsi alle regole europee e passare (almeno) in classe E. Come? Incentivi fiscali e alleggerimento dei vincoli imposti dalla Sovrintendenza e che ad oggi impediscono, ad esempio, di installare nella città storica i coppi fotovoltaici sui tetti. Ecco le uniche possibili soluzioni per Venezia, a detta dell'Ance (associazione nazionale costruttori edili), per far fronte alla stretta in arrivo dall'Europa sulle emissioni legate ai consumi nelle nostre case. Entro il 2030 infatti gli immobili in classe energetica F o G dovranno essere ristrutturati per portarli almeno in classe E. Entro il 2033, poi, ci dovranno essere solo abitazioni che siano almeno in classe D. Sono i primi due step per avere entro il 2050 solo edifici a emissione zero. Circa il 60% degli edifici in Italia si colloca oggi tra la classe F e G. Per passare alla classe superiore alle E è necessario ridurre i consumi energetici di circa il 25% e per farlo servono interventi mirati tra cui: cappotto termico interno o esterno, sostituzione degli infissi, nuova caldaia a condensazione.La nuova direttiva europea inizierà il suo iter al Parlamento Ue il 24 gennaio prossimo. Ma fa già discutere e preoccupare, soprattutto in un territorio delicato come quello del Comune di Venezia dove infatti, secondo le previsioni degli esperti, si dovrà intervenire su circa l'80% delle case. Il motivo? Da una parte la vetustà degli edifici; dall'altra, appunto, i tanti vincoli che soprattutto in laguna hanno bloccato negli ultimi anni la realizzazione dei cappotti termici. Solo a Mestre, secondo uno studio pubblicato dalla Fondazione Pellicani, gran parte del tessuto urbano residenziale è frutto dell'edificazione avvenuta tra il 1946 e il 1971. Come analizzato dall'esperto Federico Della Puppa per la Fondazione, infatti, a quel periodo appartiene circa il 62% dei circa 80 mila alloggi della terraferma. E che quindi rientrano in classi energetiche inferiori alla E (quindi ad esempio con caldaie a gasolio e finestre che non trattengono il calore interno). Numeri che crescono se si prende in considerazione il solo centro cittadino. E che si impennano ancor di più se si prende in esame la città d'acqua: qui almeno il 75% delle case risale a prima degli anni '50. Da qui, tutta la preoccupazione dell'Ance e la duplice richiesta: incentivi per mettere a norma gli edifici nei tempi consentiti e allargare le maglie degli stringenti vincoli in vigore nei centri storici. Altrimenti adeguarsi sarà impossibile. «Si tratta di un percorso avviato già da tempo da parte dell'Europa», spiega Giovanni Salmistrari, presidente di Ance Venezia, «ma in Italia abbiamo difficoltà aggiuntive rispetto al resto d'Europa. Altrove, ad esempio, la proprietà è concentrata nelle mani di banche e assicurazioni, qui no. Ora la possibilità di penalizzare le case che non si adegueranno è un grosso problema: siamo di fronte a interventi complicati, soprattutto in una realtà come Venezia, centro storico diffuso». L'età avanzata degli edifici, in tutto il Comune, di certo non aiuta. Passi in avanti sono stati compiuti grazie al superbonus ma ora costruttori e addetti del settore chiedono garanzie. Chi invece smorza le preoccupazioni è Federico Dalla Puppa, esperto di economia e gestione d'impresa. «In Italia più del 50% delle abitazioni sarà interessato da questo provvedimento», spiega Dalla Puppa, «chi oggi grida contro questa norma da un lato non vede la sfida del cambiamento climatico, dall'altro non si rende conto che queste azioni di rigenerazione andranno fatte in arco di tempo comunque molto lungo. Oltretutto, al giorno d'oggi esistono tecniche adeguate anche per interventi delicati all'interno di contesti storici». --eugenio pendolini© RIPRODUZIONE RISERVATA