Senza Titolo
Ora che non può più parlare, Giuliano De Seta ci guarda dalle sue foto, sparse sui social come fiori in un campo. Sorride, non sa che la sua vita sarebbe finita a diciott'anni il 16 settembre, in un'officina di Noventa di Piave, durante l'alternanza scuola-lavoro. Ora l'Inail nega l'indennizzo perché era uno stagista "non capofamiglia" e il risarcimento è previsto solo in quel caso. A me pare osceno. Enzo e Antonella, i genitori di Giuliano, hanno spiegato che a loro non interessano quei soldi, ma la verità. E neppure sono contro l'alternanza scuola-lavoro. Conta il come. Come proteggere un figlio? Ci sono state parole importanti su questa storia. Provengono da Paola Di Caro; è una mia collega, lavora al Corriere della Sera. Suo figlio Francesco, anche lui 18 anni, in ottobre era su un marciapiede di Roma quando è morto incolpevole, travolto da un'auto. Una mamma; che purtroppo condivide con quella famiglia veneta i cavi sotterranei della sofferenza. Dopo il rifiuto dell'Inail scrive: «Magari la cambiamo, questa norma. Perché il dolore privato è eterno e senza confini, ma quello pubblico deve mettere limiti a ciò che è troppo ingiusto per essere accettato. Sei figlio anche nostro, ragazzo splendido».Lo Stato non paga per la morte di uno studente. È la legge, no? Ma una legge sbagliata genera aberrazioni. «Sei figlio anche nostro». Otto secoli fa un uomo di famiglia molto ricca, nato in un castello e capace di abbandonarlo per studiare e meditare, si occupò di questo tormento: era Tommaso d'Aquino. Se una norma è contraria alla legge naturale, ci ha insegnato, "non è più legge ma corruzione della legge". Dobbiamo rimuovere questa corruzione. Due ministri si sono mossi, si faccia presto. Nel nome di Giuliano, che sorride nelle foto, e per i suoi genitori che avrebbero diritto all'ira e che, ribelli, continuano ad amare. «Magari la cambiamo, questa norma». Almeno questa, almeno ora.