Cassazione, 5 a 1 a favore dell'Usl nelle cause contro il Policlinico

la contesaLa Corte di Cassazione ha messo alcuni punti fermi nella ventennale battaglia legale tra Policlinico San Marco e Usl 3 Serenissima, che si trascina tra Tribunale, Corte d'Appello, Corte Suprema, per il pagamento di centinaia di migliaia di euro per prestazioni sanitarie rivendicate dalla clinica e negate dall'azienda veneziana, che non li ritiene dovuti.Ben sei le ordinanze pubblicate dalla Cassazione in questi primi giorni del 2023: 5 a 1 il risultato a favore dell'Usl, anche se per la causa più sostanziosa (in ballo, oltre un milione di euro) è stato il Policlinico ad ottenere dalla Cassazione l'annullamento della sentenza di Appello e un nuovo processo nel merito della contesa.Che è successo? In due casi, il Policlinico San Marco aveva ingiunto all'Usl di saldare 432 mila euro per prestazioni di terapia sub-intensiva eseguite nel 2005 e 135 mila euro per il 2005. L'azienda non aveva pagato, Tribunale e Corte d'Appello le avevano dato ragione, ritenendo la struttura non idonea garantire assistenza h24. Il Policlinico ha presentato due ricorsi, che la Cassazione ha dichiarato inammissibili.Ricorsi rigettati anche per quanto riguarda i 105 mila euro (relativi al 2004) e gli 86 mila euro (nel 2005) chiesti dal Policlinico per maggiori costi nell'assistenza a pazienti in stato vegetativo: per i giudici, la clinica non aveva il previsto, nuovo accreditamento dalla Regione alla prestazione di quel servizio. Quattro a zero.Un interlocutorio, ma importante successo il Policlinico San Marco l'ha invece ottenuto nella causa con la quale rivendica oltre 1 milione di euro per prestazioni sanitarie effettuate tra il 2001 e il 2002, in eccedenza rispetto ai tetti di spesa fissati dalla Regione. Tribunale civile e Corte d'Appello avevano dichiarato inammissibile la richiesta, ritenendola di competenza della giustizia amministrativa. Ora la Cassazione ha invece ribadito che se ne dovrà occupare proprio la Corte d'Appello. Infine, processo da rifare - questa volta, come richiesto dall'Usl - per i 44 mila euro che l'azienda aveva dovuto pagare per prestazioni effettuate a beneficio del personale Actv. Per i giudici di primo e secondo grado, si trattava di un atto dovuto. Di parere opposto la Cassazione, che ha disposto che il nuovo procedimento si dovrà «uniformare ai principi esposti». Cinque a uno per l'Usl. --r.d.r.