Riunione del Cdm, ma l'autonomia non c'è Il ministero rassicura: voto entro domani

IL CASOFilippo TosattoLa bozza "riveduta e corretta" della legge attuativa per l'autonomia approderà in consiglio dei ministri fra oggi e domani (nella seduta di ieri non è entrata in ordine del giorno), non appena il Senato avrà approvato in via definitiva la legge di bilancio, priorità assoluta dell'esecutivo. Lo si apprende da fonti del dicastero degli Affari regionali retto da Roberto Calderoli e la notizia conferma, nella sostanza, l'impegno assunto dal ministro leghista nella recente sortita a Venezia culminata nei colloqui con Luca Zaia e i giuristi della delegazione trattante regionale. Nell'occasione Calderoli ha delineato una road map il cui primo passo è incluso nella stessa manovra finanziaria licenziata a Montecitorio, ovvero - all'articolo 143 - la definizione dei Lep, i livelli essenziali della prestazioni in ambito civile e sociale, una cornice costituzionale di garanzia che spetta (meglio, spetterebbe, visto il ritardo legislativo lievitato a 21 anni) ad ogni cittadino italiano a prescindere dalla latitudine. Si tratta, come dire, di una condizione necessaria ma non sufficiente per procedere sul percorso regionalista: «La volontà è quella di sottoporre al Parlamento una proposta di autonomia per la Regione Veneto entro il gennaio 2024», le parole di Calderoli «entro fine anno sottoporrò al consiglio dei ministri la bozza riscritta della legge di attuazione e nel corso del 2023 definiremo una volta per tutte i Lep sull'intero territorio nazionale e porteremo a termine la totalità dei passaggi normativi, economici e finanziari che permettano il trasferimento delle 23 competenze richieste dal presidente Zaia». La circostanza ha indotto quest'ultimo al plauso ottimista: «I premier precedenti ci hanno preso in giro, ben diverso l'approccio di Giorgia Meloni, con la quale ho un ottimo rapporto: in poco più di un mese il suo governo ha avviato l'iter regionalista in legge di bilancio prevedendo una cabina di regia interministeriale. Lo ripeterò fino alla nausea: non vogliamo sottrarre nulla a nessuno e crediamo nella solidarietà nazionale ma non accetteremo mai la logica di chi, anziché alla crescita, punta a un'equa divisione del malessere». E sempre Zaia, ieri alla "Berghem Frecc" ad Alzano Lombardo, tradizionale manifestazione invernale del Carroccio, è tornato sull'argomento: «L'autonomia è la condizione sine qua non per la sopravvivenza della Lega». Tornando al punto cruciale, se il via libera del cdm alla proposta di Calderoli appare pressoché scontato - l'obiettivo rientra nel programma elettorale sottoscritto dal centrodestra - non altrettanto agevole si profila il cammino parlamentare. Nella stessa maggioranza, Fratelli d'Italia (erede di una tradizione centralista che esalta il primato dello Stato) condiziona il sì all'autonomia differenziata alla riforma presidenzialista della Repubblica mentre Forza Italia, sensibile al consenso meridionale, sollecita un incremento preventivo del fondo di perequazione destinato alle regioni in difficoltà. Le riserve maggiori, tuttavia, sono espresse dall'opposizione, a cominciare dal Movimento 5 Stelle - un partito a solida vocazione sudista - dai rossoverdi e dalla sinistra dem; in verità anche il federalista Stefano Bonaccini, il presidente dell'Emilia Romagna impegnato nella corsa alla segreteria del Pd, ha improvvisamente avanzato obiezioni e critiche mentre non è chiaro l'atteggiamento del Terzo polo; accanto al possibilismo di Carlo Calenda permane la memoria del ricorso costituzionale contro il referendum veneto 2017 presentato dall'ex Matteo Renzi e sonoramente bocciato dai giudici della Corte che legittimarono la consultazione del 22 ottobre 2017 rivelatasi un plebiscito favorevole all'autonomia. --© RIPRODUZIONE RISERVATA