Una nave ucraina bloccata al Porto con dodici marittimi «Bisogna aiutarli»

Francesco Furlan In balìa del destino, appesi a pezzi di ricambio del motore che non arrivano, ma almeno lontani dalla guerra. Dodici marittimi ucraini sono fermi da circa 3 mesi a Porto Marghera per alcuni problemi tecnici alla loro nave. L'imbarcazione si chiama Haksa, non è poi così grande (è lunga 80 metri e larga 14,5) e l'ultima volta era stata a Porto Marghera per operazioni commerciali lo scorso settembre, al terminal Transped. Poi, concluse le operazioni commerciali, la nave è uscita in rada ed è stata all'ancora nei pressi della bocca di porto di Malamocco fino al 25 novembre quando è stata costretta a chiedere "assistenza" perché i generatori, che già erano in affanni, sono andati definitivamente in avaria. La nave quindi è stata fatta entrare ed è rimbalzata da una banchina all'altra in attesa di un ormeggio più definitivo, anche in vista della sua permanenza a Porto Marghera - si stima che la nave debba restare qui un altro mese e mezzo, tra recupero dei pezzi di ricambio e riparazioni - trovato l'altro giorno nel canale industriale Nord usato dagli ormeggiatori. Un posto trovato grazie alla collaborazione con l'Autorità portuale di Venezia e la Capitaneria di Porto.Dallo scorso 12 dicembre l'incarico di agenti raccomandatari, dopo la rinuncia della precedente agenzia, è passato alla Loral Shipping Agency, che sta cercando di dare una mano sia alla nave, nella speranza che possa presto tornare operativa, sia all'equipaggio ucraino che, per il momento, non avrebbe bisogno di viveri o di altra particolare assistenza. La compagnia proprietaria ha ufficialmente sede a Londra ma il management è ucraino e opera da Odessa, il porto più importante del Mar Nero. «Questo ovviamente rende ancora tutti più complicato dal punto di vista delle comunicazioni, ma fino ad ora la compagnia non ha mai abbandonato la nave e il suo equipaggio», ricostruisce Marco Chiozzotto, titolare dell'Agenzia. È successo infatti, in passato, che alcune compagnie abbandonassero le navi, e i rispettivi equipaggi, al loro destino. Basta chiederlo, per esempio, a Eugenio Folrukov, 48 anni, un russo di Tobol'sk (Siberia) che nel 1996 venne bloccato a Porto Marghera dopo che il suo armatore fallì e la nave battente bandiera panamense sulla quale lavorava come meccanico venne sequestrata. Uno degli ultimi casi risale invece al 2020: riguardava un armatore turco e 13 marittimi azeri. Queste cose ogni tanti nei porti accadono, ma non sembra essere il caso della Haksa.«Abbiamo chiesto a tutte le parti in causa di considerare questa nave e il suo equipaggio come un "caso particolare" minimizzando al massimo tutte le spese, ma non tutte hanno risposto in una maniera che speravamo, che ci attendavamo», allarga le braccia Chiozzotto, che ricorda però l'impegno di Porto e Capitaneria. Ora la nave è ormeggiata in un posto sicuro, non servirà più spostarla, ma i marittimi hanno viveri e gasolio per un mese, non di più. «Abbiamo contattato anche l'assessorato ai Servizi sociali», aggiunge Chiozzotto, «per metterli al corrente della situazione. Speriamo di unire le forze per dare un sostegno a questi marittimi ucraini». --© RIPRODUZIONE RISERVATA