«Tassa di imbarco una scelta sbagliata Colpisce i veneti prima dei turisti»

Francesco Furlan / VENEZIADubbi e proteste. Ma c'è anche chi capisce e accetta. A patto che si tratti di una misura temporanea. Ma poiché in Italia non c'è nulla di più definitivo delle misure provvisorie, la scelta del Comune di Venezia di introdurre una tassa d'imbarco di 2,50 euro sta facendo discutere. Dal primo aprile 2023 tutti i passeggeri in partenza dall'aeroporto Marco Polo di Tessera dovranno sborsare 2 euro e 50 centesimi: i soldi finiranno nelle casse del Comune che li userà per abbattere i costi della bolletta energetica.Save, società di gestione del Marco Polo, si trincera per ora dietro un no comment ma il suo presidente, Enrico Marchi, non l'ha presa per niente bene. Anche perché la notizia della tassa sarebbe arrivata a giochi fatti, senza che vi sia stata un'interlocuzione. «Non credo che il pagamento di 2,50 euro possa avere ripercussioni sulle scelte dei turisti, ma è comunque una tassa sgradevole, è un grave errore di prospettiva, così si va a tassare una persona che prende un mezzo di trasporto», dice invece Claudio Scarpa, il direttore dell'Ava, l'associazione degli albergatori veneziani, «e poi il Marco Polo non è solo l'aeroporto di Venezia, è lo scalo aeroportuale di tutto il Nordest, mi sembra più una tassa sui veneti che sui turisti, veneti che magari si devono spostare settimanalmente per andare a Roma o a Londra».A essere possibilista è invece Salvatore Pisani, presidente della sezione Turismo e Servizi di Confindustria Venezia e Rovigo. «Se devo pensare ai turisti, io credo che chi visita Venezia arrivando in aereo non si faccia particolari problemi a versare 2,50 euro in più nel momento in cui deve ripartire da Venezia», dice Pisani, «l'importante è che la tassa venga fatta pagare nel modo corretto, e cioè nel costo complessivo del biglietto e non a parte, altrimenti risulterebbe antipatica». E ancora: «È vero che a pagarla saranno anche i veneti ma credo che, in un momento come questo, tutti capiscano l'importanza di dare un aiuto. L'importanza, però, è che la sua durata sia limitata nel tempo. Se è per poco tempo è accettabile, se è per sempre no». Già, quanto durerà la tassa di imbarco? Sarà una di quelle misure provvisorie di cui si continuerà a parlare per i prossimi dieci anni? Nessuno ancora lo sa. Molto dipenderà dal costo delle bollette di luce e gas dei prossimi anni. Anche se resta da chiarire il meccanismo di riscossione da parte di Save, cui spetterà una percentuale sulla tassa, il Comune di Venezia potrebbe arrivare a incassare un gettito lordo di circa 11 milioni l'anno. «Però così è troppo facile», dice Carlo Garofolini di Adico. Tra le associazioni di categoria, quella dei consumatori è tra le più critiche sull'introduzione del nuovo balzello. «Brugnaro si sta dimostrando un sindaco con molta fantasia per le tasse: il tentativo di privatizzazione della città con i tornelli, un'imposta di soggiorno tra le più alte in Italia e a fronte di pochi e scarsi servizi, ora anche il balzello sull'aeroporto, che non colpisce solo i turisti ma anche e soprattutto tante famiglie venete. Invece di dare una mano alla ripresa dell'aeroporto, mettiamo le mani nelle tasche di chi vola».E come la mettiamo con i rincari delle bollette? «Scaricare l'aumento della bolletta energetica sui cittadini del Veneto mi sembra una soluzione troppo semplice», prosegue Garofolini, «Il Comune dovrebbe percorrere strade per ridurre i consumi: abbassare di un grado il riscaldamento in certi edifici pubblici, incentivare dove è possibile lo smart working, rendere più efficiente l'illuminazione pubblica. E invece che fa? Imbarca soldi con la tassa sull'imbarco». --© RIPRODUZIONE RISERVATA