Dopo 10 giorni, né sequestri né arresti Nessuna giustizia per Davide Rebellin

il casoEnrico FerroDietro la curva del tempo che vola c'è un campione ucciso senza giustizia. Dieci giorni sono passati dall'investimento, dall'uccisione e dall'abbandono in strada di Davide Rebellin, 51 anni e una sfilza di trofei nel mondo del ciclismo. È morto in sella alla sua bicicletta, durante una delle sessioni di allenamento che affrontava, puntualmente, anche dopo il ritiro. Il suo destino ha incrociato quello di un camionista tedesco, con precedenti penali per omissione di soccorso e guida in stato di ebbrezza. Wolfgang Rieke, si chiama. Ha 62 anni ed è dirigente insieme al fratello della RTR Speditionsgesellschaft mbH, azienda specializzata in spedizioni internazionali nella Renania Settentrionale. Mercoledì 30 novembre, poco prima di mezzogiorno, con il suo camion ha travolto e ucciso Rebellin. E dopo essersi fermato qualche istante per osservare la carrozzeria, ha ripreso il suo viaggio, ha fatto un'altra consegna a Verona e poi è tornato in Germania via Brennero. Il risultato è che 10 giorni dopo quella tragedia Davide Rebellin sta ancora chiuso nella bara di zinco in attesa dell'autopsia fissata per il 19 dicembre, e Wolfgang Rieke siede nel suo ufficio con il camion "pirata" parcheggiato nel piazzale dell'azienda di famiglia. E magari l'hanno anche usato per altre spedizioni: avrebbero potuto farlo, perché non è mai stato sequestrato. Dieci giorni dalla tragedia, dieci giorni senza giustizia per Davide Rebellin. «Sul comportamento dell'autista credo non ci siano dubbi, sulle vicende processuali siamo fiduciosi e rispettiamo i tempi delle Procure», dice Davide Picco, l'avvocato della famiglia, ligio nel mantenere un equilibrio che in questa fase è indispensabile. Ma i fatti sono inequivocabili e la rabbia sale tra i familiari dell'ex atleta vincitore alle Olimpiadi di Pechino 2008. Si è parlato di una superperizia per ricostruire nei dettagli l'incidente ma come può essere definita superperizia un accertamento in cui manca l'oggetto più importante: il camion. «Diciamo che sarebbe stato opportuno sequestrarlo in tempi utili», commenta l'avvocato. «Dopo tutti questi giorni, magari, avrà avuto anche modo di sistemare eventuali danni alla carrozzeria». C'è anche un'altra cosa che i familiari di Davide Rebellin non sapranno mai: le condizioni psicofisiche dell'autista. Si può solo provare a ipotizzare che, vista l'ora e la destinazione, Wolfgang Rieke non avesse ancora avuto modo di bere. «Stava andando al ristorante proprio in quel momento», spiega l'avvocato. «Una volta affrontata la rotonda lui stava svoltando dentro il piazzale del ristorante per fermarsi a mangiare». E infatti il tir rosso marca Volvo nel piazzale del ristorante "La Padana" di Montebello ci entra. Dai filmati registrati delle telecamere si vede l'autista scendere, osservare la carrozzeria e risalire pochi istanti dopo riprendendo il viaggio. Nessun pranzo, quindi. Dopo aver visto il corpo del ciclista immobile a terra, riflettendo sui precedenti già inanellati, il sessantaduenne ha preferito riprendere la strada di casa. Per quel che riguarda la ricostruzione della dinamica, la buona notizia è che le telecamere del ristorante avrebbero ripreso anche tutte le fasi dell'incidente. O almeno così risulta al legale della famiglia Rebellin. Che però si chiede se, magari, non fosse possibile fare qualcosa per fermare quel camion prima che varcasse il confine. «Il mezzo pesante è stato ripreso sia dalla videosorveglianza del locale, sia da alcuni testimoni» continua l'avvocato Picco. «Però pare che nessuno sia riuscito a riprendere la targa. Impossibile, quindi, organizzare le ricerche nelle ore immediatamente successive l'incidente. Peraltro, prima di varcare il confine con la Germania ha fatto un'altra consegna a Verona». C'è il dubbio lacerante che Davide Rebellin, se il camionista si fosse fermato e avesse chiamato subito il 118, potesse persino avere salva la vita. A questo proposito, l'autopsia sul suo corpo è slittata dal 13 al 19 dicembre. «Ci sono state problematiche legate alla notifica e abbiamo scelto la strada della prudenza per evitare che questo potesse comportare la nullità della perizia. È una tutela in più per tutti».Quanto al mandato di arresto europeo evocato qualche giorno dopo lo schianto, la pratica è ancora in alto mare. Il pubblico ministero della Procura di Vicenza dovrà, eventualmente, richiederlo al gip e quest'ultimo potrà accoglierlo o meno. In caso di accoglimento entrerebbe in azione la polizia giudiziaria tedesca. Tanti condizionali, tante ipotesi ma, al momento, per Davide Rebellin, la giustizia è sempre più lontana, sempre più distante. --© RIPRODUZIONE RISERVATA