Speedline, un anno tra crisi e idee di rilancio «Il compratore non c'è, ma non molliamo»

il casoInizio dicembre 2021, la doccia fredda: la multinazionale svizzera Ronal annuncia di voler chiudere lo stabilimento Speedline di Tabina di Santa Maria di Sala, fucina hi-tech di cerchi in lega per le grandi case automobilistiche - Porsche, Audi, Ferrari tra tutte - con 605 dipendenti. Trentuno dicembre 2023: è la deadline che le parti si sono date in sede ministeriale per trovare un compratore interessato ad acquisire lo stabilimento, la forza lavoro, il know-how. Oggi Speedline si trova esattamente in mezzo a queste due date, stretta tra passato e futuro, tra la dura vertenza e la voglia di una prospettiva serena.«In una prima fase c'è stata la protesta. Oggi togliamo da quella parola il prefisso "pro" per lavorare con ciò che rimane, ossia la testa, per trovare idee e proposte per lo stabilimento», spiega Matteo Masiero, sindacalista di Fim Cisl che sta seguendo da dodici mesi la vertenza assieme alla collega Manuela Musolla di Fiom Cgil. «Da dicembre 2021 a marzo 2022 abbiamo promosso blocchi, presidi e iniziative per richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica, poi è iniziata al Ministero dello Sviluppo economico la fase di costruzione di una proposta per il futuro, a giugno è arrivata la nomina di un advisor, Vitale Associati, una banca d'affari, per gestire il processo di vendita di Speedline», continua Masiero, «Chiediamo che l'azienda resti sul territorio con un soggetto credibile alla guida che abbia un progetto industriale strutturato, che si faccia presto e con garanzie per tutti i dipendenti». Diversi fondi e imprese hanno manifestato interesse per il sito di Tabina, sono stati in visita e hanno chiesto documentazione per approfondire, come spiega il sindacalista, «Ma ad oggi concretamente non c'è ancora un compratore e nemmeno qualcuno che abbia firmato l'esclusiva, ossia la possibilità di trattare con la proprietà senza altri soggetti in lizza». Se la vertenza messa in campo da dipendenti e sindacati - fatta anche del coinvolgimento della società civile con la grande manifestazione lungo le strade salesi e poi a villa Farsetti e il tendone dove gli operai hanno festeggiato Natale e San Silvestro, sostenuti dal calore di cittadini e istituzioni - non avesse portato Ronal a fare retromarcia sulla decisione iniziale, il prossimo 31 dicembre lo stabilimento avrebbe chiuso i battenti e la produzione sarebbe stata portata nell'Est. «Ma nessuno pensi che è tutto risolto. I dipendenti lo hanno capito bene e sono stretti tra la quotidianità e una tensione di fondo per il futuro. All'inizio della vertenza in fabbrica erano in 605 compresi gli interinali, oggi sono 520. Non c'è stata la grande fuga», avverte Masiero, «Il punto di forza dell'azienda è che, anche in una condizione complicata come quella che sta vivendo, non è stata destrutturata e anzi, continua a funzionare, in alcuni mesi anche con risultati produttivi migliori rispetto al pre crisi». All'esterno dello stabilimento c'è ancora il tendone bianco, la "Casa dei lavoratori Speedline", simbolo della protesta dell'inverno scorso. Non c'è più una presenza continua di dipendenti a controllare il viavai delle merci. «Ma simbolicamente si è scelto di mantenere in piedi il presidio finché la vertenza non sarà davvero chiusa». C'è tempo ancora un anno. Intanto i sindacati stanno pensando a come ricordare, entro metà dicembre, i primi dodici mesi in trincea. --rubina bon© RIPRODUZIONE RISERVATA