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Laura Berlinghieri / venezia«Penalizzati dall'articolato del Dl Aiuti quater». Il presidente veneto di Uripa, Roberto Volpe, lo scrive nero su bianco in una lettera inviata a tutti gli associati dell'unione delle case di riposo. E li informa: «Martedì invieremo una proposta di emendamento alla presidente del Consiglio, ai ministri competenti e ai parlamentari veneti».Volpe riconosce che il decreto in oggetto «è il primo nel quale viene presa in considerazione la galassia anziani». E, allora, qual è il vulnus del testo? Il prevedere finanziamenti a enti no-profit ed ex Ipab. Peccato che nel Veneto che attende la riforma delle Ipab da oltre 20 anni, le ex Ipab non esistano. E quindi le strutture socio-sanitarie che si occupano della cura degli anziani di fatto sono state dimenticate dal testo. «È stato evidentemente redatto da un tecnico che non conosce il sistema. Ma sono sicuro che, in fase di conversione in legge, il testo sarà corretto. Anche perché, a queste condizioni, non taglia fuori soltanto le cose case di riposo, ma anche altri enti pubblici, soggetti gestori privati, comunità montane. È evidente che, così come è stato scritto, il testo non vada bene e vada corretto» scandisce Volpe.Gli uffici di Uripa sono al lavoro per suggerire emendamenti puntuali, già anticipati informalmente in alcuni incontri con esponenti del Governo. Il decreto è molto atteso, consiste in aiuti fondamentali per far fronte all'infuriare dei costi delle bollette, che nelle case di riposo sta colpendo più duro che altrove. «Per questo calcoliamo un aumento dei costi dai 5 agli 8 euro a persona, ogni giorno» spiega Volpe. Il totale mensile è di circa 400 euro di aumenti di media, che, in assenza di un aiuto, dovranno essere scaricati direttamente sulle famiglie, sotto forma di aumenti delle rette.Per questo le residenze per anziani venete speravano nell'introduzione del pagamento dell'addizionale Irpef anche nella nostra Regione. Ipotesi tramontata sotto i colpi del fuoco incrociato di imprenditori e categorie. La Giunta ha provato comunque a mettere una pezza abbattendo l'Irap per gli enti pubblici, portandolo dall'8.5% al 3.9%. «Una riduzione che ci consente di risparmiare tra i 9 e i 10 milioni di euro» spiega Volpe.In mancanza dei sostegni con il Dl Aiuti Quater, quanto predisposto finora non sarebbe sufficiente a salvare le case di riposo. «Ci speriamo. Anzi, siamo certi che i sostegni arriveranno in sede di conversione in legge» ripete Volpe. Certo è che, a queste condizioni, le case di riposo venete rimarrebbero a bocca asciutta. Sarebbe una vera beffa, che riaprirebbe la ferita - in realtà mai rimarginata - di una riforma, quella delle Ipab, che in Veneto si attende da ben 22 anni. L'assessora veneta alla Sanità Manuela Lanzarin ha assicurato anche di recente che il traguardo è sempre più vicino: fine 2022, inizio 2023 tutt'al più. «La riforma è una nostra priorità» ha ribadito per l'ennesima volta. Il mondo delle case di riposo continua a sperarci. Quantomeno per scongiurare la beffa dell'essere la sola Regione italiana, con la Sicilia, a venire tagliata fuori dal giro degli aiuti. --© RIPRODUZIONE RISERVATA