Via Piave, messa serale anticipata di un'ora «Così partecipa anche chi non uscirebbe»
Mitia ChiarinDon Marco Scaggiante lo ha scritto nel sito della parrocchia. «Dopo i recenti fatti di violenza per le strade del quartiere alcune persone mi hanno chiesto di anticipare la messa del sabato». E così la messa prefestiva delle 18.30 è stata anticipata alle 17.30 nella chiesa di via Piave. E sarà così per tutto il periodo invernale. Conseguenza del clima di paura per i continui accoltellamenti tra bande di pusher. Lo conferma il sacerdote della chiesa di Santa Maria Immacolata di Lourdes dove tre anni fa si suonarono le campane a festa dopo la retata contro gli spacciatori nigeriani della operazione San Michele. la scelta del parroco«Il tema inizialmente era quello del calo di partecipazione alla messa. Problema in parte aggravato dalla situazione sociale, più i vari accoltellamenti dei giorni scorsi. Soprattutto le persone più anziane preferiscono non uscire troppo tardi e quindi si è deciso di anticipare di un'ora. E visto che la partecipazione sabato è stata buona, continueremo così per tutto l'inverno».Don Marco praticamente tutte le mattine, assieme ai suoi assistenti, deve pulire l'ingresso della chiesa. «Si trovano tutti i giorni siringhe, bottiglie, cartoni, lasciati da quattro, cinque persone, per lo più tossicodipendenti che passano la notte davanti alla chiesa. Dobbiamo pulire tutti i giorni, è questa la realtà». Il sacerdote è al fianco dei cittadini che hanno incontrato il questore pochi giorni fa. «Il problema non riguarda esclusivamente via Piave ma un'area ben più vasta del centro di Mestre. La gente è arrabbiata e lo hanno ribadito al questore. Da un anno a questa parte il degrado si è aggravato. È come se questa situazione si sia sostanzialmente arrugginita e la soluzione non può essere un'altra retata, come quella dell'operazione San Michele, ma un presidio permanente e regole decisamente chiare». La Uil: non molliamo«Serve un commissario per la sicurezza, che possa accentrare e coordinare tutte le forze in campo e restituire Mestre ai suoi abitanti e ai suoi lavoratori». Roberto Toigo, segretario generale di Uil Veneto (i cui uffici si trovano in via Bembo, tra Corso del Popolo e via Cappuccina, e che sono stati oggetto di due effrazioni qualche settimana fa) torna a reclamare azioni. «Ho sempre avuto molta fiducia nelle istituzioni e credo che tutti stiano facendo il possibile per quanto di propria competenza. Ma mi rendo anche conto che nessuno detenga fino in fondo il "potere" necessario per accorpare e coordinare queste competenze e gli ambiti di intervento». L'escalation di accoltellamenti impongono azioni nuove, dice il sindacato. «I nostri dipendenti hanno paura di uscire dopo il lavoro. Non possiamo più aspettare, le persone vivono nel terrore; gli immobili e gli esercizi commerciali delle vie oggetto del degrado hanno perso il loro valore. Per questo proponiamo di istituire un commissario per la sicurezza di Mestre, che possa agire con i poteri di tutti, che possa accentrare e coordinare strategie, uomini, scelte. Chi lavora per le forze dell'ordine, dai vigili alla polizia, dai carabinieri alla finanza, deve essere coordinato da un unico soggetto e non deve rischiare la propria vita nell'adempimento del proprio lavoro». La Uil ribadisce la volontà di «non abbandonare la zona, ma investiremo per dare più servizi alle persone. Mestre è una bella città, i commercianti e le persone con le loro famiglie che ci abitano si meritano rispetto. Non dobbiamo correre il rischio che se ne vadano e che si lasci la città in mano alla criminalità. È ora della concretezza». --© RIPRODUZIONE RISERVATA