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Rick Mave / Krivy RihSembra ormai imminente la grande controffensiva ucraina per la riconquista della città di Kherson. Ieri il ministro della Difesa russa, Sergey Shoigu, che ha informato il comandante del gruppo congiunto delle forze russe nella regione, Sergei Surovikin, ha deciso di «iniziare il ritiro delle truppe e prendere tutte le misure per garantire il trasferimento sicuro di personale, armi e attrezzature attraverso il fiume Dnipro», sulla sponda Ovest. Per la prima volta Mosca ammette di dover ritirarsi per riorganizzare le sue truppe. Secondo il comandante delle forze russe in Ucraina Sergey Surovkin, la decisione di riorganizzare la difesa lungo la costa orientale del fiume è stata presa per salvaguardare le vite dei propri militari che avrebbero rischiato l'isolamento totale. Ma sul versante ucraino c'è cautela e molto scetticismo, si pensa infatti ad una trappola, frutto di strategia militare. Molti pensano che i russi non abbandoneranno i territori senza combattere e notano che la bandiera russa sventola ancora a Kherson, con soldati ancora in città e le riserve aggiuntive nella regione. La situazione è fluida, le notizie contraddittorie, mentre da Kherson arriva l'annuncio della morte del vicegovernatore dell'amministrazione filorussa della regione, Kirill Stremousov, a seguito di un «incidente stradale causato da una manovra azzardata di un camionista». Stremousov aveva assunto il ruolo di vicegovernatore dopo che la regione di Kherson era passata sotto il controllo delle forze russe, e lo scorso 28 settembre aveva ricevuto il passaporto della Federazione Russa. Da Mosca è arrivata una nuova apertura ai negoziati con Kiev. La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha spiegato che la Russia è «ancora aperta alle trattative, tenendo conto delle realtà che stanno emergendo in questo momento». Durante la ritirata l'esercito di Mosca ha fatto saltare in aria cinque ponti nella regione di Kherson rendendo inagibili tutti quelli che si trovano sulla riva destra per rallentare l'assalto delle forze ucraine. Nelle guerre il controllo dei ponti, la costruzione dei propri e la distruzione di quelli nemici ha sempre giocato un ruolo cruciale e lo sta facendo anche in questa guerra fratricida. Così come le strutture costruite per attraversarli, anche i fiumi sono strategicamente importanti in una guerra - luoghi di nascondigli, di imboscate nemiche, di barriere naturali a una forza avversaria -, utilissimi per la movimentazione di armi e uomini. Il fiume Inhulets è un affluente destro del Dnipro nel quale confluisce 30 km a Est della città di Kherson, attraversa gran parte della regione omonima ed è stato, e tuttora è, teatro di scontri nel Sud del Paese .Ci troviamo su un tratto di fiume le cui acque - inquinate dalle industrie estrattive di minerali e ferro della zona di Krivy Rih - dividono i paesi di Zarichne e Arkhanhelske nella regione di Kherson, mesi addietro divisi anche dalla guerra: il primo in mano agli ucraini, il secondo occupato dai russi. Arkhanhelske, che prima della guerra contava circa 1.600 abitanti, gravemente provata dal conflitto, si trova sulla sponda sinistra del fiume Inhulets, Zarichne sull'altra sponda si sviluppa su una collina. In questi luoghi un pescatore di nome Viktor durante la guerra ha smesso di pescare per aiutare i suoi vicini. Viktor ha 58 anni, durante i mesi di occupazione russa, di notte, con l'aiuto di altri due pescatori, è riuscito a trasportare dalla sponda russa a quella ucraina ben 1.700 persone provenienti da tutti i paesini limitrofi occupati. Lo incontriamo mentre è in acqua su un piccolo canotto a remi, in questo tratto il letto del fiume non supera i dieci metri di larghezza. Indossa scarpe impermeabili, un paio di jeans bagnati nella parte inferiore, una camicia a quadri e un cappotto schizzato di fango, la pelle rugosa segnata dal vento e dal sole. Dalla riva si intravedono alcune case sulla collina di Zarichne, è lì che vive. Prendiamo il gommoncino e attraversiamo il fiume anche noi per andare a visitare la sua abitazione. Arrivati sull'altra riva, lasciata l'imbarcazione su unbagnasciuga fangoso, ci si inerpica sull'erba, tra le canne, su per la collina. Una volta arrivati in cima Viktor ci mostra l'altra sponda del fiume ed il punto dove si radunavano le persone - terra nera ancora segnata da una miriade di orme di tanta gente che si assiepava lì ogni notte, tracce di storia e sofferenza - che aspettavano il suo arrivo. Racconta che riusciva a portarne non più di undici alla volta sulla barca che utilizzava allora, prima che questa fosse distrutta da un drone russo. Arrivati a casa si cambia le scarpe ed i calzini bagnati. Ci mostra le reti e gli attrezzi da pesca che ha in uno sgabuzzino, fuma, la casa è molto modesta: stanza e cucina con bagno esterno. Gli chiediamo, scherzando, quanto si facesse pagare per ogni viaggio, sorride, dice che qualcuno gli regalava delle sigarette, i più niente. Lui non lo sa, ma molti lo definirebbero eroe. --© RIPRODUZIONE RISERVATA