Tra sogno e realtà, il quaderno sconosciuto di Buzzati
Alessandro Mezzena Lona è uno scrittore di scrittori. E Dino Buzzati, come l'Italo Svevo cui ha dedicato "L'amore danza sull'abisso", fa parte del suo pantheon personale e culturale. Niente di strano, dunque, se in "Il cuore buio dei miracoli" (Ronzani, pp 324, 18 euro) da oggi in libreria, gli echi della letteratura, ma anche dell'immaginario pittorico e della passione paesaggistica dello scrittore bellunese sono i veri protagonisti di una storia che si innesta su "I miracoli di Val Morel", uno dei libri più stravaganti della letteratura del Novecento italiano. In quel libro Buzzati univa parole e immagini da lui stesso realizzate, per raccontare ipotetici miracoli attribuiti dalla tradizione popolare a Santa Rita. Il tutto in una valle, appunto la Val Morel, o Valmorel che dir si voglia, cara allo scrittore che la fa diventare un luogo sospeso tra realtà e immaginazione. Ma per comprendere l'operazione di Alessandro Mezzena Lona, che per anni si è occupato di letteratura e cultura per il quotidiano "Il Piccolo" di Trieste, bisogna aggiungere un altro particolare. La chiesetta dedicata a Santa Rita immaginata da Buzzati, a seguito del suo libro è stata costruita. Il sentiero di cui lui faceva menzione è stato creato in suo nome: è uno di quei casi, insomma, in cui la realtà copia dalla finzione. E su questo si inserisce il libro di Alessandro Mezzena Lona, che potrebbe essere visto come una sorta di giallo letterario, ma anche come un tipico racconto buzzattiano, in cui i confini tra simbolo, immaginazione, realtà si confondono fini a sparire. E così i personaggi del libro sono in parte reali (per esempio Valentina, la nipote di Buzzati) in parte derivati da vicende buzzattiane (il protagonista è un supposto nipote di Yves Panfieu, biografo dello scrittore bellunese), in parte tratti addirittura da romanzi come "Un amore". Ma per fortuna quello di Alessandro Mezzena Lona non è un gioco letterario fine a se stesso. La ricerca di un quaderno sconosciuto di Buzzati, in cui sarebbero contenuti gli elementi originari poi confluiti in "I miracoli di Val Morel", inizia nella notte di Vaia, quando le montagne bellunesi, e non solo, sono travolte da un vento furioso, mentre fiumi e torrenti esondano. C'è allora un collegamento (e qui è l'anima "noir" del libro) tra questo quadernetto scomparso e le manifestazioni estreme della natura che sono in atto. Quale sia questo collegamento è meglio non dire, come è meglio non dire cosa c'entri il Vajont che pure a un certo punto compare; basti sapere che nulla è gratuito, che Alessandro Mezzena Lona ha costruito una macchina di precisione che però serve a raccontare il mistero. Un meccanismo narrativo caro a Buzzati che però lo scrittore triestino adatta alle proprie corde, perché non ha nessuna intenzione di costruire un "falso" Buzzati, semmai intende costruire un libro che partendo da Villa Buzzati (in cui è in parte ambientato) sia capace di spaziare oltre i suoi confini, geograficamente e metaforicamente, perché un grande scrittore, come è stato Buzzati, irradia tutto ciò che gli sta intorno. --N.M.I. © RIPRODUZIONE RISERVATA