Percorso contro tutte le guerre alla Giudecca ricordando Strada
C'è una sola guerra al mondo combattuta in nome della pace. È quella di Gino Strada che si toccherà con mano nel 2024 nella sede veneziana di Emergency in Giudecca con la nascita del Centro internazionale contro la guerra. Ieri, a conclusione del convegno organizzato da Ca' Foscari su "Vulnerabilità in migrazione", la responsabile dei progetti veneziani Mara Rumiz ha annunciato l'imminente partenza del progetto per concretizzare il desiderio del "dottor Gino" (come veniva affettuosamente chiamato), mancato il 13 agosto 2021. L'idea di Strada era quella di creare un percorso in cui le persone potessero fare esperienza di che cosa significhi essere in guerra, per rendersi conto dell'assurdità che porta ogni conflitto le cui conseguenze coinvolgono sempre i civili. Ieri, in occasione della presentazione del libro di Raffaella Greco Tonegutti "Vite al centro: cronache dell'attesa" edito da Block, Rumiz ha detto che, dopo mesi e mesi di lavoro, i contenuti sono ormai pronti. «Il primo fine statuario di Emergency è la cura delle vittime della guerra, il secondo è la promozione di una cultura di pace e del rispetto dei diritti umani ed è quello che facciamo nella sede di Venezia», ha spiegato Rumiz, «Abbiamo sottoscritto un accordo con il gruppo di designer internazionale Alter Agent che sta già pensando al progetto». Strada aveva capito che, oltre alla comunicazione, agli articoli, ai convegni e all'attivismo, ci voleva qualcosa in più per comunicare l'assurdità e il dolore che ogni guerra provoca. «Dobbiamo trovare un modo per far sentire le persone coinvolte», ripeteva Gino, aggiungendo che, oltre all'informazione ci voleva l'esperienza. Per questo si recò a Hiroshima nel 2020 dove prese accordi con il sindaco e presidente del Museo della Pace per un legame futuro con la sede di Venezia e la città. Previsto un percorso immersivo per motivare i visitatori a diventare promotori attivi di pace. «Non sarà né un museo, né un teatro. Effetti cinematografici e installazioni hanno lo scopo di indurre nel visitatore un rifiuto totale nei confronti della guerra», spiega Rumiz. Nei due giorni di convegno, più volte i relatori sono tornati sulla guerra e sulle conseguenze. I migranti che chiedono di sbarcare in questi giorni sono l'esempio di chi scappa da una realtà che non lascia spazio al futuro. «La vulnerabilità è al centro dello scontro politico di queste ore e ci porta nel cuore dell'attualità», ha detto Beppe Caccia di Mediterranea Saving Humans, «Stiamo assistendo a una pratica inumana e illegale, condivisa anche da alcuni medici, di selezionare le persone in base alla loro vulnerabilità». La Mare Jonio di Mediterranea è stata fino ad ora l'unica nave con bandiera italiana a compiere missioni di soccorso nel Mediterraneo. A breve salperà anche quella di Emergency, Life Support. «Purtroppo abbiamo un ministro degli Interni (Matteo Piantedosi, ndr) che affronta la questione come se gli essere umani rimasti a bordo fossero un carico residuale o dei pacchi da riconsegnare al mittente», ha concluso Caccia, «Dove non arriva l'umanità, deve arrivare la legge che dice che un'operazione di soccorso si conclude quando le persone vengono sbarcate in un porto sicuro». --Vera Mantengoli © RIPRODUZIONE RISERVATA