«Fiaccolata nelle strade dello spaccio» I comitati preparano la mobilitazione
Marta ArticoUn corteo che attraversi le strade del degrado e dello spaccio, entrando nel cuore della città, illuminando con le fiaccole le aree "rosse", per dire "basta", i cittadini non devono e non possono più tollerare una situazione simile. E non c'è quartiere che tenga, la città è intera e tutta chiede sicurezza. Lo sforzo è nato in seno al quartiere di Altobello e ai comitate gruppi che vi ruotano attorno, il centro di ascolto e Altobello in cammino. I problemi sono sotto agli occhi di tutti, ma l'onda lunga del degrado, della violenza, dello spaccio declinato nelle sue varie formulazioni, non guarda in faccia nessuno. Nei giorni scorsi ignoti hanno divelto la vetrata del negozio tra via Milano e Corso del Popolo Giesse Scampoli, il giorno prima era toccato a via Dante, e di seguito a via Piave. I residenti segnalano furti, scippi, persone che si drogano in ogni angolo appartato. Le strade più colpite sono gli assi principali di via Cappucina, Corso del Popolo, via Piave e tutte le strade interne, laterali e quelle che si allungano verso la stazione. «Stiamo facendo uno sforzo di collegamento», spiega Sergio Firpo «ne abbiamo discusso durante l'ultimo incontro e presto approveremo un documento comune. Vogliamo contattare tutti, o quantomeno tutti coloro che sono disponibili a unirsi a noi, per manifestare assieme. L'obiettivo è comune, deve essere di tutti». Da Altobello a via Piave passando per Corso del Popolo. «Deve coinvolgere le parti al di sopra e al di fuori dei presupposti ideologici, una iniziativa apartitica, ma non certo anonima. C'è bisogno di dare concretezza e serietà a quello che si chiede e si rivendica. E poi servono indicazioni chiare, dobbiamo spingere i rappresentanti parlamentari a incontrarsi fra di loro e decidere che è un problema di tutta la città: presentando un'interrogazione unitaria si ha più forza, perché servono soluzioni accettabili per tutti». Prosegue: «Chiediamo interventi a 360 gradi, repressivi, ma anche che tengano conto della situazione di emergenza sociale e dunque diano aiuto alle persone dipendenti, parlando di droga e spaccio». L'idea cui si lavora, quindi, sarebbe quella di organizzare un corteo unitario che poi si sdoppi ed entri nel cuore della città: da via Piave a via Dante, passando per via Cappuccina, Corso del Popolo, via Sernaglia, toccando la stazione. «Vogliamo testimoniare la non accettazione supina di quello che sta accadendo». «Quanto avviene è sotto agli occhi di tutti», prosegue Lorenzo Visentin, «e non solo in determinate zone, ma dappertutto, per questo ci stiamo mettendo assieme agli altri comitati centri e movimenti, per organizzarci, trovare un filo rosso e fare fronte comune, per far sentire la nostra voce al ministero degli interni». Aggiunge: «Non elenco adesso tutto quello che servirebbe, ma mi limito a dire che i servizi sociali e di strada sono stati smantellati e ci erano state promesse le telecamere in quartiere». «Tutta Mestre è coinvolta dallo stesso disagio», commenta Paola Malgaretto, che fa parte del gruppo informale Altobello in cammino, «abbiamo discusso molto anche di affitti a prezzi contenuti, sono tanti gli strumenti da mettere in campo. Bisogna fare qualche cosa che sia condiviso da tutti». C'è chi, in via Piave, ha chiesto accessi vietati ai non residenti a una certa ora della sera, espediente messo in campo molti anni fa, e limitazioni alle aperture di negozi etnici. Ma anche pattuglie fisse a piedi per dare un senso di sicurezza. Molti degli sbandati e dei delinquenti sono conosciuti, perché sono stranieri più volte presi e rilasciati. --