È imminente la cancellazione del limite del doppio mandato per gli assessori

il retroscenaFilippo TosattoI seguaci del governatore non hanno dubbi: in seno al consiglio regionale c'è un oppositore con la tessera salviniana in tasca e il suo nome è Nicola Ignazio Finco. Da tempo il veterano di Bassano del Grappa, amico di lungo corso del neopresidente della Camera Lorenzo Fontana, è in rotta di collisione con Luca Zaia, reo di avergli negato la nomina ad assessore alla luce dei delicati equilibri territoriali che già riservano al leghismo vicentino due poltrone di primo piano - la presidenza di Palazzo Ferro-Fini ricoperta da Roberto Ciambetti e la delega alla Sanità e al Sociale affidata a Manuela Lanzarin - cui si aggiunge la presenza della bassanese Elena Donazzan (Fdi) al Lavoro e istruzione.Tant'è. Né le considerazioni geopolitiche né l'elezione "consolatoria" a vice dell'assemblea hanno attenuato la delusione dell'escluso, diventata rabbia crescente e sfociata infine in un atteggiamento di palese opposizione alle scelte della maggioranza su versanti sensibili quali il servizio sanitario e le infrastrutture della mobilità, in primis il prolungamento a nord della Valdastico dove Finco ha sposato la tesi del presidente della Provincia autonoma di Trento Maurizio Fugatti, definendo "un teatro dell'assurdo" l'atteggiamento dei compagni di partito vicentini.Le ombre più inquietanti, tuttavia, riguardano i suoi rapporti con l'editore Giovanni Iannacopulos, patron di Reteveneta e Antenna Tre, ora indagato per minacce nei confronti del direttore generale dell'Ulss 7 Pedemontana, Carlo Bramezza. Quest'ultimo ha denunciato una campagna televisiva ostile volta ad orientare le scelte della sanità locale, con attacchi ripetuti nei suoi confronti estesi poi a Zaia e a Lanzarin. Ebbene, nelle intercettazioni della Guardia di finanza allegate all'inchiesta, figurano ripetuti contatti telefonici tra Iannacopulos e il leghista ribelle: il segreto istruttorio, al momento, vieta di apprenderne i contenuti ma nell'emiciclo di Venezia il clima di sospetto è palpabile. E se agli amici Finco confida che continuerà a martellare il quartier generale fino all'epilogo della legislatura - in attesa di rientrare in gioco nella successiva - ad ammansirlo non varrà certo la virata impressa in queste ore a Palazzo Balbi. Di che si tratta? Zaia ha deciso, in via definitiva, di rimuovere il limite dei due mandati vigente nei confronti degli assessori, già abolito sul versante dei consiglieri: lo farà, a breve, attraverso una proposta di legge sottoposta al voto (scontato) dell'aula. Il provvedimento, par di capire, mira a due obiettivi essenziali. Garantire una qualche continuità amministrativa all'esecutivo altrimenti destinato ad un azzeramento pressoché totale: degli otto assessori in carica, ben sette - Elisa De Berti, Roberto Marcato, Gianpaolo Bottacin, Federico Caner, Cristiano Corazzari, oltre alle citate Lanzarin e Donazzan - raggiungeranno la soglia massima nel 2025, con Francesco Calzavara (Bilancio) unico "superstite" virtuale; una prospettiva ritenuta inaccettabile sul piano operativo dal governatore, che mira nel contempo a tutelare politicamente i fedelissimi, già esclusi dalla corsa a Roma e Bruxelles per volontà di via Bellerio, dove i colonnelli di Matteo Salvini amano i veneti zaiani quanto il fumo negli occhi. --© RIPRODUZIONE RISERVATA