«Conte mi ha lasciato tanto cercherò di esportare qui il suo modello di lavoro»
VENEZIAPaolo Vanoli ha lavorato con Antonio Conte al Chelsea e all'Inter, in nazionale ha avuto come direttore tecnico Arrigo Sacchi. Non proprio gli ultimi arrivati e due che sanno bene cosa significhi la cultura del lavoro che, poi, conduce a ottenere dei risultati.«Quando Conte va via da una squadra», dice il nuovo tecnico arancioneroverde, «lascia sempre qualcosa e anch'io ho questa cultura. Lui sa bene cos'è il sacrificio. Gli posso solo dire grazie, perché è stata una fortuna lavorare con lui. Ho vissuto esperienze importanti; da piccolino ero tifoso dell'Inter e vincere uno scudetto (nel 2021 ndr) è stato il sogno della mia vita. Ero suo collaboratore e ho avuto la possibilità di stare al fianco di Conte, viverlo a 360 gradi. Se si lavora con lui, hai la stessa mentalità. Poi Antonio Conte è Antonio Conti. Sono qui per far crescere il Venezia, per chi verrà dopo di me, possa continuare a farlo crescere».Dunque il verbo "costruire" è essenziale su cui porre le basi per il futuro. Un altro maestro da cui ha attinto parecchio è Sacchi. «Ho imparato molto pure da lui», aggiunge l'ex giocatore di Fiorentina e Parma. Sul modulo da adottare non si sbilancia. «Devo valutare le caratteristiche dei calciatori», fa sapere «e farli esprimere al meglio. La difesa a tre o quattro è indifferente; qui ci sono giocatori in grado di fare più cose e il mio compito sarà dare un'identità. Credo in Crnigoj ma guardate il curriculum di Cheryshev: può essere impiegato ovunque. Il problema è adattarsi alla categoria».Certamente Vanoli chiederà di essere più incisivi in avanti. «La prima cosa da imparare», aggiunge, «è verticalizzare. Poi restare sempre in partita. Dopo il gol a Como, la squadra è scomparsa e questo non deve accadere. La fortuna bisogna cercarsela». Un po' si commuove quando sente i nomi delle testate locali, a lui care tanti anni fa. «Mi ricordo della sede di via Ceccherini», dice, «e al Venezia sarò sempre grato, mi ha lanciato nel calcio professionistico. Il direttore Riccardo Sogliano ha sempre creduto in me, portandomi dalla Serie D alla B. Lo ringrazierò sempre». -- A. RAG.