«Il sistema veneto degli aeroporti è organizzato e perciò vincente»

TREVISO«Fare rete è stato il metodo che ha permesso agli aeroporti veneti di scavalcare le crisi e organizzarsi per garantire attrattività, funzionalità e risultati». Enrico Marchi, presidente del Gruppo Save, al forum della Tribuna di Treviso segna la linea di confine che ha caratterizzato la rete Treviso-Venezia-Verona, allungandosi a Brescia e al Brussels South Airport di Charleroi, segnando la differenza con altri concorrenti. L'economia di scala ha garantito, in tempi pre-Covid, un flusso di 18,5 milioni di passeggeri, oggi si punta a chiudere il 2022 a quota 14,9 milioni e le previsioni ritengono raggiungibile e superabile il traguardo di tre anni fa. «La gestione coordinata degli scali» spiega Marchi, «ha permesso di ottimizzare i ruoli di ciascuno, evitando che si creasse una concorrenza interna che altrove ha portato alla chiusura di alcuni scali e oggi a delle difficoltà strutturali». L'altrove è l'Emilia Romagna, che il presidente Save indica senza dubbi. «Lì si è assistito alla concorrenza di due scali minori, quali erano Forlì e Rimini, con il secondo a lavorare anni per conquistare nuovo terreno a scapito del primo». Forlì chiuse battenti nel 2013, dopo una storia durata oltre cinquant'anni poi, nel 2021, ha avviato una strategia di rilancio commerciale con voli turistici mentre lo scalo "Fellini" del Comune lungomare ha mantenuto rotte commerciali turistiche, ma a scarto ridotto (oggi 6 voli al giorno circa). «Una situazione che ha spostato il baricentro sullo scalo bolognese» evidenzia Marchi, «che oggi è una struttura sottodimensionata per il carico. Non è successo così in Veneto». Marchi cita gli anni passati, quando il ruolo di Save su Treviso veniva visto da molti come il possibile preludio ad una cannibalizzazione dello scalo trevigiano in favore di Venezia, anche tenendo conto dell'asse nascente tra la Laguna e il Garda, col Catullo di Verona in crescita. «Invece abbiamo lavorato per distinguere i ruoli sfruttando le opportunità. Il Marco Polo ha continuato a lavorare come grande aeroporto di livello intercontinentale puro, Treviso è cresciuta diventando ora anche hub Ryanair e mantenendo un ruolo autonomo». Gregario certo, rispetto a Venezia, ma autosufficiente. «Con in più, però, il ruolo di spalla del Marco Polo» sottolinea Save, «che permette a Venezia di ricevere i voli che per orario o condizioni meteo non potrebbero atterrare al Canova». Lo scalo trevigiano infatti chiude tutti i giorni alle 23 e nonostante siano stati fatti anche sostanziosi investimenti infrastrutturali, in caso di nebbia molto fitta resta inaccessibile. «Un volo in partenza in ritardo dall'estero, con la chiusura di Treviso alle 23, senza la garanzia di atterraggio a Venezia verrebbe cancellato. Idem per potenziali arrivi limitati dalla nebbia» sottolinea Enrico Marchi. Fare sistema. Sopperire l'uno alle mancanze dell'altro, o allargare l'offerta grazie alle possibilità date da altri scali, come è stato con i cargo a Brescia, gli aerei merci che anni fa volavano anche su Treviso e poi sono stai dirottati altrove per convenienza logistica. Marchi sottolinea il "peso economico" di questa organizzazione. «Quando si propone ai tavoli economici, Save lo fa mettendo sul piatto un sistema che funziona, che vale, che è coordinato, che si allarga anche al Belgio con Charleroi, il che vuol dire sostanza, numeri, economia». Risultati, ribadisce, che altrove sono andati sfumati per mancanza di «coordinamento e strategia». Ora l'obiettivo è riuscire a portare a casa nel più breve tempo possibile i progetti per sviluppare i terminal di Venezia e Treviso. «Il collegamento ferroviario del Marco Polo si farà, finalmente, e sarà un punto si svolta. È stato lo stesso ex premier Mario Draghi a volerne l'approvazione a dimostrazione della sua importanza nella prospettiva di sviluppo infrastrutturale del Paese» assicura Marchi, «e su Treviso attendiamo solo la firma alla conformità urbanistica dopo il sofferto iter di approvazione della Via, fermato per anni per ragioni ideologiche e politiche». Ed essersi conformato come "sistema aeroportuale" è l'elemento su cui Save punta per servire l'evento mondiale delle olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026. Si svolgeranno sul doppio baricentro lombardo veneto; nel mezzo, in linea retta gli aeroporti Save di Brescia, Verona, Treviso, Venezia. «Siamo pronti, ci siamo messi a disposizione, ciascuno scalo potrà avere il suo ruolo» assicura Enrico Marchi. --Federico de Wolanski© RIPRODUZIONE RISERVATA