Lista d'attesa ai centri per le dipendenze
Marta ArticoI centri per la cura delle dipendenze sono overbooking, con liste di attesa di mesi. E questo la dice lunga sul problema droga dilagante in città. Da un lato Mestre hub dello spaccio, dall'altro dei morti di overdose. Lunedì sera si è girato l'ennesimo dramma in ordine di tempo, la decima vittima provocata dall'assunzione di stupefacenti, in questo caso eroina, da inizio anno: un giovane trentenne. Spacciatori da una parte, tossici dall'altra, legge del mercato che corre lungo il binario richiesta-consumo. E le strutture convenzionate, quelle tradizionali e quelle più specialistiche, sono piene. Non si trova posto. «Continuo a chiamare» racconta una madre di un ragazzo che spaccia per comperarsi lui stesso la droga «ma mi dicono che devo attendere, che sono in lista, che devo portare pazienza che si liberi un posto». Angelo Benvegnù, presidente di Coges, conferma la gravità della situazione. «Virus e lock down sono stati un acceleratore di processi. Le strutture di pronta accoglienza hanno tutte liste di attesa». Al centro Soranzo, eccellenza italiana, dove si curano dipendenza da alcool, cocaina e gioco d'azzardo, la lista d'attesa è di quattro mesi. Le tre strutture Coges hanno tutte liste. Sia quelle femminili che quelle maschili. Tanto che anche la regione sta correndo ai ripari. «È stato istituito un gruppo di lavoro con i responsabili dei servizi pubblici per rivedere il sistema. Ci sono tantissime richieste di giovani e giovanissimi». Dipendenti da psicofarmaci e alcol assieme, crisi di panico e non solo. Sostanze stupefacenti? «Sono un'emergenza». Curarsi, cercare di uscirne, per lo meno provarci, sta diventando difficile.«Il punto è proprio questo» conferma il consigliere Gianfranco Bettin «Mestre è piazza di spaccio perché tanti comperano, ma sono molti i dipendenti a cui la risposta arriva con difficoltà. Mancano operatori, educatori, figure che incontrino persone in crisi, che offrano soluzioni e percorsi. In piedi ci sono interventi repressivi, che ci vogliono, ma non bastano e depotenziano tutto quanto si fa». Prosegue: «La repressione è la risposta allo spacciatore, ma quale risposta al dipendente? Non eravamo in questa situazione da trent'anni. Organici ridotti al minimo nei servizi del comune e nei servizi usl, e a cascata lo stesso problema riguarda le comunità e le strutture private. Se c'è uno scarso investimento nel contrasto alla dipendenza, significa che arrivano meno soldi a tutti i livelli». Una catena. Continua: «Sono stati ridotti i servizi a bassa soglia. La repressione viene depotenziata dal vuoto e dall'insufficienza di investimento. Interventi di strada, prima accoglienza e Serd, ingresso in struttura per tossicodipendenti, sono privi di risorse adeguate. L'emergenza è al massimo storico, la risposta al minimo storico e ciò crea un contrasto vertiginoso e tragico». Conclude: «È aumentata la necessità, ma si spende poco rispetto al bisogno per il contrasto alla dipendenza». Una situazione sotto gli occhi di tutti. E Mestre, stando ai dati del portale geo-overdose, è tra le città con il più alto tasso di mortalità. Un triste primato. --© RIPRODUZIONE RISERVATA