Olimpiadi 2026 e grandi opere Veneto obiettivo per tutte le mafie

Enrico Ferro / padovaIl Veneto delle Olimpiadi 2026, quello che insieme alla Lombardia maggiormente contribuisce al Pil nazionale. Ma anche la regione con il porto di Venezia, il cantiere della Pedemontana e quello dell'alta velocità Verona-Paddova. Una potenziale miniera d'oro per le organizzazioni criminali che mirano a infilarsi in questo ricco tessuto economico. È la cornice delineata dalla Dia di Padova (la Direzione investigativa antimafia) nella sua relazione semestrale. Meno "eclatanti manifestazioni di violenza", più interessi negli affari a basso rischio giudiziario. Il presupposto resta il controllo del territorio, certo. Ma soprattutto con la corruzione, il riciclaggio, l'avvicinamento di imprenditori in difficoltà per acquisirne gli asset, l'inquinamento dell'economia sana. L'ultima Relazione semestrale della Dia restituisce ancora una volta l'immagine di mafie tradizionali silenti e che non si limitano più al "saccheggio parassitario" della rete produttiva "ma si fanno impresa". A livello nazionale, in 6 mesi, sono stati effettuati sequestrati per 165 milioni, confische per 108 milioni; 373 interdittive antimafia, 69 mila segnalazioni per operazioni sospette. C'è anche il Veneto in questi numeri. Una regione che storicamente è attraversata da numerosi fenomeni di criminalità organizzata: dalla mafia albanese a quella nigeriana, dalla Camorra alla 'ndrangheta, i clan romeni e bulgari, per finire con i traffici illeciti cinesi.faro sulle olimpiadiL'attenzione è altissima su tutto ciò che riguarda i prossimi giochi olimpici a Cortina del 2026. Il prefetto di Belluno Mariano Savastano ha sottolineato l'importanza del rafforzamento degli strumenti di prevenzione e il ruolo centrale del Gruppo Interforze individuato quale "cabina di monitoraggio del sistema di prevenzione".Proprio per rendere più efficace la rete dei controlli, è stata recentemente sottoscritta dall'Anac (l'autorità anti corruzione) e dalla Procura di Venezia un'intesa per una stretta collaborazione. L'accordo è finalizzato a intensificare la vigilanza sugli appalti e i contratti pubblici di servizi e forniture. geografia criminaleL'atlante criminale del Veneto disegna una distribuzione uniforme di tante organizzazioni, prevalentemente su tre province: Venezia, Verona e Padova. "La provincia di Venezia, ricco tessuto produttivo caratterizzato da un elevato tasso di industrializzazione e un importante flusso turistico rappresenta ormai da anni anche per la criminalità organizzata di tipo mafioso una valida opportunità per estendere i propri affari". La Dia ha individuato gruppi calabresi riconducibili alla cosca Grande Aracri ma anche nuclei riconducibili alla criminalità campana. E non si possono ignorare nemmeno gli ex della Mala del Brenta, che ciclicamente trovano nuovo vigore "traendo insegnamento anche dal modello mafioso imparato dagli esponenti della mafia siciliana con i quali erano venuti in contatto". Poi c'è Padova, dove l'interporto è un importante snodo per la movimentazione di merci e quindi un potenziale obiettivo per i gruppi criminali. "Con riferimento a Cosa nostra" scrive la Dia "già alcune investigazioni del passato avevano evidenziato la presenza di soggetti collegati a famiglie siciliane che riciclavano capitali attraverso investimenti immobiliari". Sul territorio padovano, evidenziano gli investigatori, si riscontrerebbe anche la presenza di sodalizi di matrice straniera attivi soprattutto nel settore degli stupefacenti ma, come emerso nel semestre in esame, operativi anche nello sfruttamento di manodopera.E nella semestrale della Dia finisce anche l'operazione che i carabinieri hanno svolto all'interno di Grafica Veneta, dove è stato scoperto "un sodalizio multietnico composto da 9 pakistani e 2 italiani". Scrivono gli investigatori dell'antimafia: "Le investigazioni hanno consentito di individuare un'organizzazione che sfruttava lavoratori stranieri i quali sebbene formalmente assunti con contratti di lavoro in aziende attive nel settore dell'editoria erano costretti a cedere ai caporali una parte della retribuzione". E poi c'è la tristemente nota provincia di Verona, dove le investigazioni concluse negli ultimi hanno evidenziano l'operatività della criminalità organizzata mafiosa, prevalentemente di tipo 'ndranghetista con la famiglia Giardino. Ma non mancano i segnali di presenza anche per quel che riguarda la criminalità organizzata pugliese, con la cellula mafiosa riconducibile al clan barese Di Cosola. --© RIPRODUZIONE RISERVATA