Le doppiette guidate da Berlato (FdI) mettono "nel mirino" la Giunta Zaia
IL CASOLaura Berlinghieri / veneziaGli equilibri da ridefinire in casa centrodestra, possono avere il volto (e la voce) anche di 2.500 cacciatori ieri mattina in tumulto davanti a palazzo Balbi a Venezia, sede della Giunta regionale. Da sempre vicini all'eurodeputato FdI Sergio Berlato - un bacino elettorale consolidato per lui - le doppiette (guidate da Berlato stesso) hanno esibito cartelli, urlato slogan e agitato campanacci per farsi sentire dall'esecutivo leghista. E infine proprio il politico vicentino è stato accolto dall'assessore al Territorio Cristiano Corazzari. «Gli abbiamo suggerito come scrivere meglio la delibera» sottolinea «per evitare che venga impugnata un'altra volta dalle associazioni ambientaliste e sospesa dal Tar».La questione è proprio la seguente: su impulso di alcune associazioni animaliste, che hanno impugnato il calendario venatorio regionale, il Tar del Veneto ha sospeso la caccia dal 23 settembre a oggi, eliminando parallelamente per l'intera stagione (dall'1 ottobre al 30 novembre) la possibilità, data ai cacciatori, di usufruire delle due giornate integrative settimanali per la caccia da appostamento. Riservandosi di entrare nel merito dei ricorsi, con un'udienza in programma il 30 novembre, a stagione venatoria conclusa.Che i cacciatori se la prendano con il Tar, verrebbe da dire. No, perché una grossa fetta di responsabilità - dicono - è proprio della Giunta regionale, «e della leggerezza con cui ha formulato un calendario venatorio inadeguato» accusa Berlato, circostanziando le sue parole: «Nonostante le mie sollecitazioni, per iscritto, la Giunta ha emanato il calendario in gravissimo ritardo: il 2 agosto, pubblicandolo il 5, quando il termine massimo era fissato nel 15 giugno. Dando, quindi, tutto il tempo alle associazioni animaliste di formulare i loro ricorsi, a stagione già aperta. A questo punto, il Tar ha sospeso la caccia per una settimana, riducendo inoltre le giornate usufruibili del 40%».Quaranta percento che si riverbera in negativo, dicono, sulle tasche dei cacciatori. «Che già devono pagare 173,16 euro all'anno per la licenza, più 84 euro all'anno di tasse regionali, più 55 euro all'anno di tasse per gli appostamenti, più 100-600 euro di quota di accesso alle unità territoriali di gestione. I cacciatori sono stati defraudati del 40% di quanto hanno pagato» accusa Berlato.Alla Giunta, quindi, i cacciatori hanno chiesto una nuova delibera, entro una settimana, che modifichi il calendario venatorio, restituendo le due giornate settimanali integrative (che si aggiungono alle tre già determinate), sottratte dall'ordinanza del Tar. «Ormai il danno è fatto. Speriamo che almeno adesso ci ascoltino» polemizza ancora Berlato.Ma perché il tribunale non dovrebbe sospendere anche il prossimo testo? «Il Tar aveva sospeso la prima delibera perché era fatta male, argomentata in modo inadeguato. E noi abbiamo suggerito come scrivere il nuovo testo» dice ancora Berlato. E Corazzari? «Ha detto che, se il percorso è legittimo e possibile, allora lo intraprenderà. E noi sappiamo che il percorso è legittimo e possibile. Quindi speriamo che almeno ora ci ascoltino». Le parole del diretto interessato, effettivamente sono di apertura, anche se molto più sfumate. «Faremo il possibile per difendere il nostro calendario venatorio in tutte le sedi. Abbiamo anche presentato appello al Consiglio di Stato, ma è stato rigettato. In ogni caso, metteremo in atto ogni azione possibile per dare continuità all'attività venatoria» scrive Corazzari, in una nota in realtà priva di un accenno espresso alla nuova delibera chiesta dai cacciatori.Doppiette in casa centrodestra? La precisazione della segreteria di Berlato sembra dire altro: «Non abbiamo voluto nessun politico alla manifestazione. L'onorevole Berlato era presente in qualità di Presidente dell'Associazione per la Cultura Rurale». Eppure... --© RIPRODUZIONE RISERVATA