Tonno avariato al ristorante un intossicato a Jesolo

JESOLOSalgono a sei i casi di intossicazione da tonno fresco registrate a danni di bellunesi. Ed uno in particolare estende l'allarme: la partita (o le partite?) di tonno avariato potrebbero aver percorso strade molto ramificate. IL QUINTO CASODopo le tre donne e il giovane finiti all'ospedale lunedì pomeriggio per sintomi riconducibili alla sindrome Sgombroide, dopo aver consumato un pasto a base di tonno fresco in due distinti ristoranti della città, l'Ulss e il Servizio di igiene degli alimenti hanno rilevato un altro caso. Si tratta di una persona che ha mangiato in uno di quei ristoranti, ma che non ha avuto sintomi di rilievo e tali da dover ricorrere alle cure del medico o dell'ospedale. Il dipartimento di Prevenzione prosegue con le proprie verifiche: cerca altre persone che abbiano consumato pesce fresco e che abbiano avuto qualche sintomo di intossicazione, anche lieve.IL CASO ALLARMANTEMa a preoccupare di più per le implicazioni che comporta, è il caso di un sesto bellunese che ha avuto bisogno di cure mediche dopo aver mangiato tonno fresco, nel Veneziano. Il fatto è successo domenica scorsa: l'uomo durante una gita al mare, probabilmente con altre persone, si è fermato a mangiare a Jesolo . Ma al termine del pasto si è sentito poco bene. Da quanto si sa, ha riferito ai medici dell'ospedale sintomi riconducibili ad una possibile Sindrome Sgombroide. La stessa persona ha avvisato della cosa il Nas che ha fatto le verifiche di dovere. Interessata anche l'azienda sanitaria veneziana. Questo caso apre adesso ad altri interrogativi e soprattutto a scenari più vasti di possibili partite di tonno in cattivo stato di conservazione che girano non solo nel Bellunese, ma in Veneto. Ed è per questo motivo che resta valido a maggior ragione l'invito venuto subito dal dipartimento di Prevenzione di Belluno a non consumare tonno fresco finché non sarà compreso il percorso fatto dal pesce. Il tonno "incriminato" nella provincia dolomitica è stato acquistato dai due ristoranti da fornitori diversi e diversi intermediari - almeno questo è ciò che è emerso sino ad ora dalle verifiche eseguite dall'azienda sanitaria locale e dai carabinieri del Nas che operano in sinergia. Il fatto che ci sia stato anche nel Veneziano un caso di intossicazione, amplia il raggio delle indagini: bisognerà quindi accertare se i fornitori del locale jesolano sono gli stessi di quelli del Bellunese, o se sono altri ancora. E risalire ai commercianti all'ingrosso e al canale di importazione e, ancora più a monte, al luogo di primo stoccaggio subito dopo la pesca. Dove si è interrotta la catena del freddo? In che momento si è verificato un difetto di conservazione tale da far scattare l'aumento dell'istamina che ha procurato l'intossicazione? Il numero di ristoranti coinvolti (sempre che si tratti di un'unica origine) e i diversi canali di approvvigionamento spingono a pensare che il problema sia a monte. Rintracciarlo, e capire dove può essere finito il prodotto da fermare, ha bisogno di un lavoro meticoloso. Tanto più a cavallo di una frontiera. --Paola Dall'Anese© RIPRODUZIONE RISERVATA