«Ho visto mio figlio in obitorio e non ho potuto abbracciarlo»
CEGGIAIn via IV Novembre a Ceggia le serrande delle finestre sono abbassate in casa De Seta, dove vivono il capofamiglia Enzo e la moglie Antonella Biasi con il piccolo Gabriele di 10 anni. La famiglia di Giuliano De Seta, il 18enne stagista morto schiacciato da una lastra di metallo, si è chiusa nel suo dolore. Al civico 239, nella piccola casa con giardino affacciata sulla via che si collega alla Triesetina, non si ode un rumore dalle finestre chiuse. La mamma Antonella ha chiesto di rispettare il dolore e si è chiusa nel silenzio. Enzo De Seta, anche lui operaio che lavora nello stesso settore del figlio e che lo ha sempre seguito e consigliato nel suo percorso di studi e di lavoro, è il solo che ha pronunciato poche parole per descrivere la sofferenza della sua famiglia. «Ho visto mio figlio su un tavolo dell'obitorio», ricorda distrutto, «Ho potuto vedere solo la testa. Non ho potuto abbracciarlo. Tutte le sere mi raccontava delle sue esperienze al lavoro, era felice e orgoglioso. Faccio anche io quel lavoro e gli consigliavo sempre di stare attento, di stare assieme a persone con esperienza che lo potessero aiutare e seguire. Questi erano i miei consigli». E conclude rassegnato: «Il mio rammarico è averlo consegnato agli adulti che non lo hanno tutelato». La famiglia De Seta ha incontrato domenica pomeriggio i tre soci titolari dell'azienda di Noventa che si sono presentati a casa per porgere personalmente le condoglianze. Poche parole misurate, dopo tanta tensione, anche perché è in corso un'inchiesta della magistratura cui è stata trasmessa tutta la documentazione relativa al tragico incidente sul lavoro in cui ha perso la vita il ragazzo. Ora la famiglia De Seta attende il nulla osta del magistrato per poter poi organizzare i funerali di Giuliano. --g.ca.