San Stino si ferma per l'addio a Cusin «Eri un trascinatore nulla ci separerà»
SAN STINO«Si dice che non muore mai chi vive nel cuore di chi resta. Ma il dolore è grande. Nessuno avrebbe mai pensato che saresti diventato un angelo prima di noi». La comunità di San Stino si è fermata, ieri mattina, per l'ultimo saluto al 48enne Domingo Cusin. Proprio come aveva fatto pochi giorni fa per l'addio a Mauro Palamin. Erano amici Domingo e Mauro, uniti da una comune passione per la storia e le memorie della Grande Guerra. Ma lo scorso 27 agosto li ha uniti anche un tragico destino che li ha visti insieme nell'esplosione della casa di Riviera Silvio Trentin, dove sembra stessero disinnescando un vecchio residuato bellico. In seguito alla deflagrazione, Mauro è deceduto sul colpo. Domingo, invece, ha lottato per una decina di giorni in un letto d'ospedale, come ha ricordato durante le esequie il parroco don Alberto Arcicasa. Tutto il paese, compreso il sindaco Matteo Cappelletto, ha voluto presenziare ai funerali di Domingo, stringendosi nel dolore alla compagna Alessandra e ai figli Giulia e Mattia. La grande chiesa di San Stino non è stata sufficiente a contenere tutti i fedeli. In molti sono rimasti sul sagrato, dove la funzione religiosa è stata diffusa da un altoparlante. Il ritratto di Domingo è stato tracciato dagli amici che in un messaggio letto dal pulpito ne hanno ricordato il sorriso, la vitalità e lo spirito di trascinatore. «Nessuno di noi avrebbe mai immaginato che questo giorno sarebbe arrivato così all'improvviso e che saremmo stati qui a ricordare la bella persona che eri», hanno scandito gli amici, «Il tuo coraggio, la tua determinazione, il tuo entusiasmo e la tua forza. Ma anche la tua grinta e la tua allegria. Infine, ma non per importanza, la tua generosità e il tuo altruismo. Ricordiamo quanto fosse bello il tuo sorriso e quanto rassicuranti fossero le tue parole».Gli amici hanno voluto sottolineare l'impegno profuso da Domingo Cusin nella vita associativa e aggregativa della comunità sanstinese. «Tutti ti abbiamo conosciuto come un grande amico, un ragazzo con tanta determinazione. Quando costruivamo il carro mascherato per l'asilo Sacro Cuore», hanno proseguito gli amici, «ci mettevi una grande passione e ci rimproveravi quando non eravamo puntuali. Tu hai avuto l'idea di riprendere a fare la casera sul Malgher, ci hai spronati finché siamo riusciti a organizzarla. Tutte le cose che abbiamo fatto con te. Le tante serate insieme ci aiuteranno a ricordare la grande persona e il grande amico che eri. Niente, neanche la morte, può separare i veri amici. La nostra amicizia rimarrà sempre viva in noi». --GIOVANNI MONFORTE © RIPRODUZIONE RISERVATA