Meloni, affondo su Salvini «La sanzioni funzionano contrari allo scostamento»
Francesco Olivo / ROMAQuando Giorgia Meloni salirà al Colle per le consultazioni, proporrà un nome al Presidente della Repubblica: il suo. La presidente di Fratelli d'Italia conta i giorni che mancano al 25 settembre e le insidie sembrano dissiparsi. È il momento quindi di dire le cose con più chiarezza: da parte sua non c'è nessuna intenzione di «fare un passo indietro», rispetto «alle scelte degli italiani». La campagna "presidenziale" della deputata romana entra nel vivo: oggi sarà a L'Aquila, la città (governata da Fratelli d'Italia) scelta come suo collegio uninominale, domani tocca a Firenze e domenica a Milano, in piazza Duomo. Per la chiusura il centrodestra pensa a un comizio in piazza del Popolo a Roma, il 22 settembre, nella stessa piazza che ospiterà il giorno dopo la manifestazione finale del Pd. Durante la registrazione della puntata di Porta a Porta Meloni ha fatto un inedito appello al voto utile: è importante che Fratelli d'Italia superi il Pd per evitare che, «come ho letto in alcuni retroscena», Sergio Mattarella non dia l'incarico al leader del primo partito. «Sarebbe una cosa bizzarra», sottolinea. A Palazzo Chigi, quindi, è pronta ad andarci, il problema sono gli alleati. A parole nessuno le pone più dei veti, ma sui temi concreti la distanza continua a essere grande e la campagna elettorale non fa che aumentarla. Il primo intervento da attuare una volta arrivata al governo «sarà sulle bollette». Sul come però non c'è accordo. Matteo Salvini insiste nel chiedere uno scostamento di bilancio, dicendosi apertamente in disaccordo con Draghi e con la stessa Meloni. Per la leader di FdI è un modo sbagliato di intervenire: «Per rifondere i sovraccosti da qui a marzo servono 3 o 4 miliardi di euro dai fondi europei: Bisogna mettere un tetto al prezzo del gas, se non si fa, 30 miliardi di scostamento non basteranno, ce ne vorrebbero di più, magari anche 100 e andrebbero tutti alla speculazione, io non sono d'accordo».Altro punto di frizione con il leader della Lega arriva sulle sanzioni. Salvini insiste che stanno favorendo la Russia e penalizzando l'Europa, Meloni risponde seccamente: «Non è così. La crescita della Russia era prevista al 6%, ora stanno festeggiando per un -3, 5% e ci metteranno dieci anni per tornare al Pil di prima della guerra. Le sanzioni sono lo strumento più efficace che abbiamo nelle condizioni in cui ci troviamo», anche se poi «non mi risulta che Salvini abbia detto che il tetto al prezzo del gas non è una buona cosa. Sulle sanzioni non dice che l'aumento del gas dipende dalle sanzioni». Sull'Ue la leader di FdI attacca Enrico Letta, «ha definito la Polonia un'Europa di Serie B: si deve scusare». Posto che Meloni è convinta di vincere, cosa farà con tutti quei parlamentari? Il centrosinistra lancia l'allarme: «Cambieranno da soli la Costituzione». Su questo punto la presidente di Fratelli d'Italia rassicura, ma fino a un certo punto: «Voglio le riforme buone e condivise». Lo strumento potrebbe essere la bicamerale, «è una delle soluzione su cui sono d'accordo». Più tardi, fuori dai cancelli di via Teulada spiega meglio: «Io sono disposta ad attivare gli strumenti dai quali tutti si sentono garantiti per arrivare a una riforma buona ma è chiaro che non mi faccio impantanare. Da parte mia c'è la massima disponibilità al dialogo su un tema su cui si deve intervenire, ma partendo dal presupposto che si deve intervenire». In ogni caso, è il ragionamento, il fatto che i due terzi dei parlamentari possano cambiare la Carta non deve spaventare, «lo dice la Costituzione. Questa Costituzione ci piace o non ci piace? ». L'auto che la riporta a casa riparte. Al 25 settembre manca un giorno in meno. --© RIPRODUZIONE RISERVATA