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Il countdown verso il voto si svolge nel difficile quadro politico militare generato sia dalla guerra in Ucraina (prima del bolscevismo divisa tra Impero asburgico e zarista, due perni del sistema di sicurezza dell'Europa post-napoleonica) che dalle sue conseguenze nelle relazioni con Mosca. Questa tempesta ai confini come inciderà nell'approccio alla questione militare delle forze politiche italiane? I programmi elettorali aiutano a capirlo? Purtroppo, la classe politica italiana è tendenzialmente aliena all'argomento e, conseguentemente, è carente la discussione pubblica in materia. La ragione di ciò è nel falso mito, diffusosi in Europa dopo la catastrofe del 1945, del "poter cambiare attraverso il commercio" che sottostima gli elementi militari nelle relazioni internazionali. Ora ad Est l'Operazione militare speciale di Putin in Ucraina impone un ripensamento, invero già iniziato, quantomeno per effetto del terrorismo. Comunque la riflessione dei partiti in materia è scarna, quasi che la politica militare fosse una sottoclasse di quella estera nonostante che personalità di ambo gli schieramenti compensino queste carenze.In materia di sicurezza militare c'è radicale differenza tra le forze politiche? No, come dimostra il voto in Parlamento sulle missioni estere delle Forze Armate. Ciò significa che in materia esiste un sostanziale accordo bipartisan, che varrà probabilmente pure per il futuro anche in ragione dei molti vincoli politici (la NATO per tutti) esistenti. Se c'è una certezza, per tutti i blocchi politici il quadro delle alleanze, cioè la NATO e la relativa guida statunitense, è dato per scontato. A differire, caso mai, c'è una maggior retorica europeista nel Centrosinistra e, al contrario, nel Centrodestra, un approccio più contrattualista verso Bruxelles Insomma, a parità di condizioni, nulla dovrebbe cambiare. Piuttosto, se per effetto dell'affaire ucraino emergesse la contrapposizione tra un'Europa polacco/baltica iper-atlantica ed una più franco/germanica, ciò facilmente si riverberebbe in Italia con controversie dagli inevitabili riflessi di politica militare. Evidente l'attenzione dei partiti al Mediterraneo. Peraltro, lo spostamento a Nord dell'asse della NATO per l'ingresso di Svezia e Finlandia costringerà il Sud dell'Alleanza a cercare contrappesi. Nel post Guerra fredda le Forze Armate italiane si sono orientate su un modello di professionalità nuovo, meno "territoriale" (chissà se lo studio delle modalità "campali" di battaglia in Ucraina vi imporranno dei cambiamenti?). Legate al nuovo quadro strategico sono l'organizzazione della spesa militare e lo sviluppo, o le alternative, all'integrazione interforze Se comune alla politica è il riferimento alle alleanze, su interesse nazionale potrebbero esservi divergenze. Opportuna una discussione pubblica pre e post elettorale in materia. --© RIPRODUZIONE RISERVATA