«Calenda, Renzi e Conte vogliono distruggerci ma non ci riusciranno»

Reggio Emilia«Dobbiamo toglierci la timidezza di chiedere il voto a chi è lontano da noi», predica il segretario del Pd Enrico Letta dal palco della Festa dell'Unità di Reggio Emilia. In prima fila ad ascoltarlo gli ex ministri Paola De Micheli e Graziano Delrio, l'ex segretario del Ppe Pierluigi Castagnetti, i candidati emiliani. Prima di sedersi nella sala intestata a David Sassoli, fa il consueto giro per salutare i militanti, lì dove i giovani gli offrono un gin tonic - «magari dopo» - e un ragazzo gli regala una maschera e una t-shirt tigrati, «per te che hai chiesto gli occhi di tigre, segretario». «Dobbiamo trovare il più rapidamente possibile una soluzione europea alla crisi del gas», risponde a chi tra una foto coi cuochi e un giro allo stand dell'Anpi lo interroga sull'emergenza che stiamo attraversando, «chiediamo al governo di fare delle proposte in Parlamento, lo scostamento di bilancio è l'extrema ratio, bisogna fare di tutto perché si concordi una via d'uscita a livello europeo ma siamo pronti a qualunque soluzione». Sono pacche sulle spalle e dai Enrico, in una delle poche città che vanta un collegio sicuro, dopo che nei giorni scorsi è stato in Veneto e Lombardia, e oggi sarà al Forum di Cernobbio per un dibattito tra leader di partito. Campagna elettorale difficile segretario, i sondaggi non vi vengono incontro, che clima sta trovando in giro per il Nord?«I sondaggi riportano un dato da cui io parto: il 40 per cento degli intervistati è indeciso. Quando da ragazzo attaccavo i manifesti mi dicevano: non andare in quel palazzo, tanto è inutile. Ecco, oggi ti rendi conto che invece nulla va dato per scontato. Dobbiamo far capire la posta in gioco: è una campagna elettorale rapida, in condizioni complicate, ma noi siamo protagonisti. E per me la cosa più importante di tutte è essere largamente in testa tra i più giovani».Siete soprattutto protagonisti di molti attacchi, che vi arrivano da destra, ma anche da Terzo Polo e Movimento cinque stelle... «In questa campagna elettorale si giocano due temi politici. Il primo è il futuro del Paese, che passa attraverso la vittoria nostra o del centrodestra. Nei collegi uninominali la partita è tra noi e loro: se pure ti sta simpatico un signore che ha stretto un patto e poi l'ha rotto due giorni dopo o un ex segretario Pd che ha deciso di andarsene, devi sapere che con il 5 o il 7 per cento non puoi vincere, se voti per loro aiuti la destra».E il secondo tema politico?«La seconda competizione si gioca sulla leadership, l'egemonia politica di un'area che non è di centrodestra. Calenda, Renzi e Conte vogliono fare quello che hanno tentato di fare per tutta la legislatura: relegare il Pd a un ruolo marginale e occupare il campo tradizionalmente occupato da noi. Non è una cosa nuova: in Francia la grande forza riformista è stata colpita da destra e da sinistra finché è praticamente sparita. Stanno cercando di fare la stessa cosa con noi, vogliono distruggere il Pd, ma non ci riusciranno».Però M5S e Terzo Polo sono proprio i partiti che secondo i sondaggi stanno crescendo: stanno riuscendo in quello che lei descrive?«No, la trasformazione di un campo politico non si fa con il 6-7 per cento. L'unico obiettivo che possono raggiungere è far vincere la destra».Se la competizione è tra due soli poli, era necessario ricucire con il M5S?«Far cadere o no il governo non è votare o meno un emendamento: è una scelta basilare dell'azione politica».Segretario, anche dal mondo del lavoro vi arrivano critiche forti, ad esempio dalla festa della Cgil di Forlì dove vi hanno ricordato che non basta candidare la Camusso per rappresentare il lavoro.«Negli anni scorsi abbiamo perso il rapporto col mondo del lavoro, il nostro partito ha sottovalutato la trasformazione di quel mondo, la precarietà, la necessità di protezione anche da eventi che vengono da fuori. Ma in questa campagna elettorale vogliamo rimettere al centro il tema: meno tasse sul lavoro, aggressione del lavoro nero, basta stage».Gli operai di Mirafiori sembrano più interessati alle proposte sulle pensioni del centrodestra... «La nostra è una proposta sulle pensioni fattibile basata su un'uscita flessibile, non sono idee campate per aria da campagna elettorale. Il programma della destra non ha copertura economica e finanziaria: fanno come Pinocchio e il campo dei miracoli, la loro copertura è l'idea del Gatto e la Volpe, di fregare Pinocchio, ma noi non ci faremo fregare».Eppure Giorgia Meloni sembra sempre più legittimata in ambienti diversi, anche al Meeting di Rimini lei è stato fischiato e Meloni applaudita... «Sono fiero di essere stato fischiato per aver chiesto più scuola, perché le disuguaglianze iniziano da bambini».Ma come si spiega la progressiva ascesa della Meloni?«L'Italia negli ultimi 15 anni ha vissuto un meccanismo che dobbiamo smontare: quello degli innamoramenti improvvisi. Prima c'è stato Berlusconi, poi Renzi, il Movimento Cinque stelle, Salvini. E ogni volta si è visto come è andata a finire. Un circolo vizioso che ha portato danni al Paese, che invece ha bisogno di stabilità e sicurezza. E Giorgia Meloni sappiamo già come può governare: era ministro nel governo Berlusconi che cadde nel 2011. E oggi dice di voler rinegoziare il Pnrr, 219 miliardi fondamentali per il futuro del Paese: rinegoziarlo vuol dire ucciderlo».Ha detto che per voi un immigrato conta più di una donna stuprata.«Giorgia Meloni è quella dei discorsi in spagnolo, dove esprime concetti per noi inaccettabili. Mi aspettavo le scuse per aver pubblicato il video di uno stupro per campagna elettorale, e invece peggiora la situazione. Con la destra, con Salvini e Meloni, l'obiettivo è sempre lo stesso: far crescere la paura. La stessa ricetta di Trump, Orban, Bolsonaro».Lei ha anche attaccato Salvini sulle sanzioni alla Russia: "Putin non l'avrebbe detta meglio".«Salvini in questi giorni ha preso due posizioni opposte rispetto alla Meloni, sull'immigrazione, e poi le sanzioni alla Russia: ha praticamente tradotto in italiano ciò che teorizza Putin. E' un pericolo per il nostro Paese. Non possiamo lasciare il governo del nostro Paese alle quinte colonne del putinismo in Italia».Ora tutte le forze politiche devono collaborare contro il caro bollette, no?«Abbiamo bisogno di una risposta subito a livello europeo: il disaccoppiamento tra il costo dell'energia elettrica prodotta col gas e il costo dell'energia elettrica prodotta con le rinnovabili. Prima di qualunque altro intervento che comporti scostamento di bilancio o soldi pubblici, bisogna interrompere questo circolo vizioso. La posta in gioco è alta, ci sono interessi, ma ci sono in questo momento extraprofitti intollerabili. Anche sul tema energia, da una parte ci siamo noi, dall'altra parte c'è chi è connivente con questa situazione e con Putin».Qualcuno tira per la giacca Draghi per il dopo voto, lei no ma ha detto: avrà un ruolo anche dopo. Cosa intende dire?«Draghi per un anno e mezzo ha avuto un ruolo così rilevante che non penso rimarrà un pensionato. Credo ci sarà sempre bisogno delle sue competenze».Nel 2018 avete preso il 18 per cento, il vostro peggior risultato di sempre, dove mette l'asticella stavolta?«Non la metto, facciamo campagna elettorale voto per voto, casa per casa, strada per strada».Segretario, il 26 settembre si apre il congresso del Pd?«Ma no, ma la grandezza di questa nostra comunità comunque è che non è di proprietà di nessuno. E' una comunità che decide chi deve essere il segretario. E, dopo qualche anno in cui non andava più di moda, è bellissimo chiamarti partito».Mai pentito di essere tornato da Parigi?«Mi fanno spesso questa domanda. La dico bene: no, è stata la scelta più bella della mia vita. Ho avuto la fortuna di fare il presidente del Consiglio, rappresentare il nostro Paese, ma il fascino di essere segretario di quello che vogliamo sia il più grande partito italiano non ha eguali. Ogni volta che vado a fare visita a una cucina, nelle nostre Feste, c'è sempre un militante che mi fa venire un brivido: ce n'è sempre uno che mi dice, a voce bassa: "Ricordati che sei il segretario e ti chiami Enrico"». --© RIPRODUZIONE RISERVATA