Nel 2000 a Roma a cavallo il pellegrinaggio di D'Incà

IL RICORDOPapa Albino Luciani? Il ministro Federico D'Incà non ha dubbi. «È stato portatore di pace e di umiltà. Sono sempre stato affascinato dalla saggezza e il suo pontificato, breve ma intenso, ha fatto emergere una personalità tenace, vicina al prossimo con il valore dell'umiltà come regola di vita da trasmettere agli altri. La beatificazione è motivo d' orgoglio per i veneti e il Bellunese».Domani in piazza San Pietro il ministro dei Rapporti con il Parlamento guiderà la delegazione istituzionale della sua terra per la grande cerimonia e prima di mettersi in viaggio svela un ricordo personale: il pellegrinaggio a cavallo lungo 33 giorni per il Giubileo 2000 che lo ha formato sotto il profilo spirituale, con un ruolo forse già segno del destino. D'Incà teneva i rapporti istituzionali con i sindaci e le Regioni che attraversava. Un passo indietro con la memoria.«Sono ricordi bellissimi. Avevo 24 anni, ero studente e ho preso anche la patente BE per guidare la jeep che trainava la cucina. Con gli alpini che montavano le tende abbiamo organizzato il campo base. Sveglia alle cinque del mattino e a dormire verso mezzanotte. Mai una sosta. Una splendida avventura che mi ha formato anche sotto il profilo spirituale. L'idea del pellegrinaggio in occasione del Giubileo 2000 è stata di mio padre Italo con l'Associazione Natura Cavallo: siamo partiti il 28 luglio da Canale D'Agordo e dopo 33 giorni abbiamo raggiunto Roma. Un piccolissimo paese del Bellunese ha coinvolto oltre 300 persone che si sono aggregate giorno dopo giorno. Prima tappa a Bassano, poi Padova, Legnago, Modena, gli Appennini, Ca' Maiore, Lucca, Siena e giù fino a Roma. La comitiva si è allargata fino a raggiungere 36 cavalieri con la banda musicale dei Carabinieri a cavallo e l'1 settembre 2000 siamo entrati in piazza San Pietro. Tutto l'emiciclo di destra era nostro per l'incontro con Papa Giovanni Paolo II: il Santo Padre ha avuto parole di grande conforto. Se ci ripenso, quell'esperienza ha rappresentato un "ponte" tra don Albino Luciani e Papa Wojtyla, segnando simbolicamente la continuità tra i pontefici. Ed è stata un'incredibile occasione per portare un messaggio universale di pace che proprio oggi deve essere trasmesso con lo stesso sentimento e gli insegnamenti di Papa Luciani. Sì, è stata un'esperienza indimenticabile che mi ha segnato la vita». --ALBINO SALMASO