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il retroscenaNiccolò Carratelli / ROMASe gli italiani resteranno al freddo senza gas, prendetevela con Letta e la sinistra. Silvio Berlusconi prova a scaricare sugli avversari la colpa di aver legato l'Italia mani e piedi al tubo che arriva dalla Russia. Il leader di Forza Italia, di fronte all'emergenza, sottolinea «le gravi responsabilità della sinistra, che ha permesso che la nostra dipendenza dal gas russo salisse dal 19,9%, che è il totale quando governavamo noi, al 45,9% con il governo Letta». Che, a dirla tutta, è durato meno di un anno, dopo l'esperienza di Mario Monti e dopo l'ultimo governo presieduto proprio da Berlusconi. Il quale, però, attacca deciso: «Se questo inverno le nostre aziende saranno chiuse e le nostre famiglie saranno al freddo - dice - ci dovremo ricordare di chi ha messo in pericolo la nostra tranquillità domestica». Già, ma chi? Dal Partito democratico la reazione è furiosa: «Il capo del partito del gas russo in Italia abbia la decenza di tacere sulla dipendenza del nostro Paese da Mosca - replica Enrico Borghi - Il memorandum di rinegoziazione tra Eni e Gazprom fu sottoscritto in piena era Berlusconi regnante a Palazzo Chigi. Lui forse smentisce le direttive a suo tempo mandate all'azienda di stato per rivedere il valore della materia prima? ». Dal Nazareno la storia la raccontano in modo molto diverso: «Nella lunga stagione berlusconiana, a causa della spinta alla forte collaborazione con la Russia, all'insegna dell'amicizia personale tra Berlusconi e Putin, iniziò la fase della nostra subordinazione a Mosca. Se oggi il gas russo è un problema di sicurezza nazionale, lo dobbiamo ad Arcore e a quei governi». Un'amicizia, quella con il presidente russo, su cui ora l'ex premier tende a sorvolare, ma che in cuor suo sente ancora viva, come testimonia l'audio pubblicato dal "Mattino" di Padova, con le parole pronunciate in un collegamento con la sede regionale di Forza Italia: «Putin è stato forzato a intervenire dalla sua gente, dai suoi uomini e dal partito comunista, per difendere le repubbliche del Donbass dall'Ucraina». Insomma, la guerra non è colpa dell'amico Vladimir, un po'come la dipendenza dal gas russo non è colpa sua. Chissà se Matteo Salvini condivide il ragionamento. Il leader della Lega definisce l'emergenza che stiamo affrontando «una guerra, perché non c'è qualche problemino con le bollette per cui bisogna trovare 2-3 miliardi - spiega ai microfoni di Rete 4 - Se la Russia chiude i rubinetti, come sta facendo, non esiste tetto, rimedio se non un intervento europeo come durante il Covid, di alcune centinaia di miliardi di euro». Un Recovery fund energetico, per la verità già proposto più volte da Giuseppe Conte. Per Salvini non bastano più nemmeno i 30 miliardi ipotizzati finora: «Non servono a niente quando la Russia dice che chiude i rubinetti del gas perché reagisce a sanzioni europee . Si può dire di abbassare il riscaldamento, di tenere in vigore l'ora legale, tutte cose interessanti, ma sappiamo di essere in guerra?». E sappiamo per responsabilità di chi? --© RIPRODUZIONE RISERVATA