Per la morte di Sissy, la gip ordina nuove indagini

Per tre volte la Procura ha chiesto l'archiviazione dell'indagine sulla morte di Maria Teresa "Sissy" Trovato Mazza e per tre volte un giudice per le indagini preliminari l'ha negata, accogliendo il ricorso della famiglia e disponendo nuove indagini. La giovane agente del carcere femminile della Giudecca fu trovata agonizzante in un ascensore dell'ospedale civile nel novembre del 2016, la nuca trafitta da un colpo della sua pistola: morì dopo tre anni di coma, nel gennaio 2019.Dopo anni di indagini, perizie balistiche, testimonianze, la pubblico ministero Elisabetta Spigarelli non ha dubbio che si sia trattato di suicidio: il compito di accompagnare una detenuta in ospedale era stato assegnato all'agente all'ultimo minuto, non è stata rilevata nessuna traccia della presenza di un'altra persona nell'ascensore né sull'arma. La famiglia è di tutt'altro avviso: Sissy sarebbe stata uccisa. Nei giorni scorsi, la gip Sara Varotto ha accolto il ricorso presentato dagli avvocati Ernesto Pini e Girolamo Albanese, ordinando nuove indagini. Precedentemente, la stessa decisione era stata presa in due diverse occasioni dall'allora gip Barbara Lancieri, pur spiegando in premessa come sinora non sia emerso alcun elemento che possa far sospettare che si sia trattato di omicidio. Ma tutte e due hanno ritenuto che alle domande poste dai legali della famiglia vada data risposta.«La gip ha accolto due punti del nostro ricorso», osserva l'avvocato Albanese, «uno riguarda la geolocalizzazione del telefono di Sissy al momento dell'evento. All'epoca non era stato chiesto a Wind l'elenco delle celle che agganciavano il segnale quando vennero fatte delle telefonate senza risposta. Ora quell'elenco non è più disponibile, perciò abbiamo chiesto che l'autorità giudiziaria chieda a Google di geolocalizzare la posizione del telefono quel giorno». Per la Procura non ci sarebbero gialli al riguardo: l'agente aveva lasciato il cellulare nel suo armadietto, schermato al segnale.«Secondo punto di approfondimento disposto dal gip», prosegue il legale, «riguarda la dinamica balistica: il generale Luciano Garofano, nostro consulente, ha dimostrato empiricamente che il modello teorico utilizzato dagli esperti Procura per escludere la presenza di una seconda persona nell'ascensore non può considerarsi corretto. La giudice ha disposto che i consulenti del pm si confrontino con i dati che abbiamo fornito ed argomentino la loro posizione». Sei mesi il tempo dato alla Procura per il supplemento d'inchiesta.«Noi cerchiamo la verità sulla morte di nostra figlia», commenta Salvatore Trovato Mazza, «e spero che questo avvenga grazie a questo giudice. Sono convinto che troveranno qualcosa. Il generale Garofano ha dimostrato chiaramente che non è stato un suicidio, ricostruendo l'ascensore e facendo spari a un manichino con una testa riempita di liquido: nel caso si fosse sparata da sola gli schizzi sarebbero di retroproiezione. Siamo convinti che c'era un'altra persona». Ipotesi esclusa dai consulenti della Procura; nessuna "ombra" - per loro - all'interno dell'ascensore della tragedia.«Confido che questo provvedimento possa incentivare il raggiungimento della verità», commenta l'avvocato Pini. --roberta de rossi© RIPRODUZIONE RISERVATA