Giorgia Meloni leader di fratelli d'italia
Francesco OlivoINVIATO A CEGLIE MESSAPICANel centro storico di Ceglie Messapica c'è grande fermento: Giorgia Meloni è in arrivo, i blindati della polizia si schierano rischiando spesso di rimanere incastrati tra i vicoli stretti intorno a piazza del Plebiscito. Al festival di Affaritaliani si temono contestazioni, ma le proteste non ci saranno, anzi, la leader di Fratelli d'Italia viene accolta con grande trasporto. Due signore, sedute al tavolo di un bar della piazza commentano: «Gli anni scorsi in paese ci si emozionava per l'arrivo di Conte, oggi tutti aspettano la Meloni». Le reazioni degli abitanti della cittadina in provincia di Brindisi, governata da un sindaco di FdI, non è ovviamente niente più che un piccolo segnale, forse però non insignificante. Al Sud si gioca una partita importante, e in palio c'è anche il consenso enorme che il M5S ha perso per strada. Meloni e Salvini lo sanno e stanno, ognuno a modo suo, battendo il territorio. Oggi la leader di Fratelli d'Italia e quello della Lega saranno entrambI in Sicilia, dove la posta in palio è duplice: oltre alle politiche si vota anche per le regionali, non proprio un dettaglio da quelle parti. Meloni, che ha un'agenda piuttosto scarna, sarà prima a Messina e poi a Catania, insieme al governatore uscente Nello Musumeci, non ricandidato dopo la spaccatura nella coalizione. Domani appuntamento a Cosenza. Salvini, al solito, mette in fila un numero impressionante di appuntamenti. Sabato è stato in Puglia, ieri a Rossano Calabro e Vibo Valentia, prima di attraversare lo stretto: «Sarò a Messina, a Comiso, a Scicli, a Modica. Poi a Gela, a Ravanusa e a Palermo». I due puntano entrambi sull'immigrazione, Meloni torna a proporre il blocco navale e Salvini insiste nel reintrodurre i decreti che portano il suo nome: «Come Lega propongo un po' di clandestini in meno e qualche poliziotto in più», annuncia. Giorgia e Matteo potrebbero incontrarsi, «se capiterà ci abbracceremo», dice lui. A ridosso del voto poi potrebbe arrivare in Sicilia anche Silvio Berlusconi, per un giro elettorale a Palermo e a Marsala, il collegio dove è stata candidata la fidanzata del Cavaliere, Marta Fascina. Al di là delle eventuali effusioni pubbliche, la concorrenza tra Lega e Fratelli d'Italia è evidente quindi anche dall'agenda elettorale. Di voti in palio ce ne sono molti, basti pensare che in Sicilia il Movimento 5 Stelle sfiorò il 50% dei voti e oggi, sondaggi alla mano, sarebbe un miracolo se arrivasse al 20. Chi si prende quei consensi in uscita? Non tutti Meloni, secondo Antonio Noto, direttore di Ipr Marketing: «Non sta sfondando al Sud, il M5S ha già ceduto in passato l'elettorato di destra. FdI potrebbe essere il primo partito in Lombardia e non in Sicilia». Un paradosso per un movimento storicamente radicato più a Roma e nel Meridione che al Nord, che oggi sta cambiando pelle, con il progetto conservatore. Un altro elemento va considerato: Meloni vorrebbe abolire il reddito di cittadinanza, da queste parti è un rischio, «sarebbe strano se chi lo percepisce votasse per chi lo vuole cancellare - spiega Mauro Calise, professore di scienza politica alla Federico II di Napoli -, anche se questa è una campagna rapida e anomala, per cui certi messaggi magari non arrivano». La fretta è un'arma a doppio taglio per FdI: «Stavolta non c'è nemmeno il tempo di salire sul carro del vincitore, cosa che qui al Sud succede di frequente», conclude Calise. La Sicilia è stato il teatro della più violenta battaglia all'interno del centrodestra. Meloni ha insistito fino all'ultimo per ricandidare Musumeci, ma ha dovuto capitolare davanti alla contrarietà degli alleati. Alla fine l'ha spuntata Renato Schifani. L'esito di questa estenuante trattativa ha dimostrato che sull'isola "Forza Italia è il baricentro della coalizione», dice Giorgio Mulè, sottosegretario alla Difesa e capolista azzurro al collegio di Palermo per la Camera. Le ostilità, almeno per il momento, sembrano finite. Martedì in un vertice in una sala dell'hotel delle Palme a Palermo si è raggiunto un accordo: d'ora in poi niente più passaggi di deputati da un partito all'altro. Visti i precedenti si tratta di un patto significativo. Ammesso che duri. --© RIPRODUZIONE RISERVATA