«Alleanza lecita, ma sbilanciata al centro ora pensiamo a battere il fascismo»

Riccardo Barenghi / RomaTra due giorni Luciana Castellina compirà 93 anni, ma non molla una palla (come si dice in gergo calcistico). La sentiamo quando ha appena finito di partecipare all'Assemblea nazionale del suo partito, Sinistra italiana, durata parecchie ore. E che si è conclusa con un voto a maggioranza (81 contro 45 per l'accordo elettorale con il Pd. Castellina, lei ha votato contro l'intesa? «Sì, ma non voglio fare polemiche. Le nostre erano due posizioni entrambe legittime, con un unico obiettivo: battere la destra alle elezioni. C'è chi diceva che per raggiungere quell'obiettivo servono più voti possibili, anche scontando le contraddizioni del dover stare in alleanza con Carlo Calenda. E c'era chi invece - come me - sosteneva che bisognava rafforzare la nostra posizione politica di sinistra. Che probabilmente farebbe sprecare qualche voto reso inutile da questa orrenda legge elettorale, ma almeno restituirebbe un po'di fiducia nella democrazia a chi quella fiducia ha perso. E consentirebbe ai tanti elettori che si astengono (più di metà degli italiani) di ritrovare un punto di riferimento in Parlamento». In ogni caso è passata la prima proposta, è amareggiata? «Lasciamo stare come sto io, è un problema irrilevante. Ora bisogna impegnarsi tutti insieme in una campagna elettorale che sarà durissima, non sarà facile battere la destra che nei sondaggi è molto avanti. Questo è il nostro obiettivo, non certo quello di guadagnare qualche'sgabello'come ha detto volgarmente qualcuno. Nicola Fratoianni fa politica da quando stava al liceo, battendosi per le proprie idee. Non credo l'avrebbe fatto se fosse stato interessato agli sgabelli». Ma lei perché non voleva entrare nell'Alleanza? «Perché entrandoci si rischia di legittimare le posizioni di Calenda, per me irricevibili, come il nucleare e i rigassificatori. È un'alleanza tutta spostata sulle posizioni del leader di Azione, dal numero dei seggi in giù: e così non la penso solo io ma anche molti dirigenti e elettori del Pd». E perché secondo lei Letta ha firmato questo accordo? «Infatti un po'di gente glielo sta chiedendo. Letta è sostanzialmente un centrista, questa è la sua cultura politica. Mi meraviglia il fatto che sia il capo di un partito che non è nato centrista, ma che anzi proviene da una storia e da una cultura politica soprattutto di sinistra. Che non è quella di Letta e tantomeno quella di Calenda». Lei si augura che dopo la vostra entrata Calenda decida di uscire? «Non mi dispiacerebbe affatto». Immagino invece che le dispiaccia l'assenza di Renzi? «Per carità, Renzi ha fatto tali danni che è difficile che possa uscire dall'inferno e neanche che possa persino ambire ad accedere al purgatorio». Avrebbe preferito una coalizione insieme al M5s? «Certamente, perché almeno noi consideriamo tutti fondamentale battere la destra, anche se abbiamo pareri diversi su come farlo. E ancora non mi spiego il perché Letta abbia deciso di rompere con loro. Una rottura che ha spianato la strada alla vittoria della destra». La ragione è che non hanno votato la fiducia al governo Draghi. «Intanto, non hanno votato contro. E poi avevano solo chiesto una discussione approfondita su temi sociali fondamentali, oltre che sulla guerra che non mi pare un problemino irrilevante. Basta riascoltare il discorso della capogruppo dei Cinquestelle al Senato, Mariolina Castellone, per capire che loro non hanno votato su un singolo provvedimento. E non sulla fiducia a Draghi». A questo punto, al lavoro e alla lotta come si diceva una volta nella sinistra? «Esatto, anche al nostro interno stiamo discutendo di come battere il fascismo». Quindi considera fascista il centrodestra? «Neanche Luigi Facta era fascista, però ha aperto la strada a Mussolini. Io penso che non si possa battere la destra prendendo posizioni simili alle loro, come appunto fa Calenda». Ma in pratica cosa rischia l'Italia se al governo arrivano Meloni, Salvini e Berlusconi? «Una profonda modifica della Costituzione, direi un suo stravolgimento totale. Dagli immigrati, che verrebbero ributtati a mare, alla questione sociale fino ai diritti individuali». Vabbé, ma questo non è fascismo. «Nulla è si ripete uguale nella storia, anche il fascismo ha tante facce. Oggi Giorgia Meloni può perfino professarsi super atlantista, facendo finta di non ricordarsi che gli atlantisti di una volta sono scesi in guerra contro i fascisti e i nazisti. È cambiata la Meloni ma sono cambiati anche gli atlantisti...». --© RIPRODUZIONE RISERVATA