Veronafiere risale al pre Covid «Ricavi a 101 milioni a fine '22»
Nicola Brillo / Verona«Nel 2023 ritorneremo, con un anno in anticipo rispetto al programma, ai livelli pre-pandemia: un successo per Veronafiere». L'amministratore delegato Maurizio Danese commenta così l'andamento positivo della società durante il primo semestre dell'anno. Ma sulla crescita del settore, nei prossimi mesi, pende ancora l'incognita del Covid e le ripercussioni del conflitto in Ucraina. «Siamo comunque fiduciosi - aggiunge Danese -. La pandemia ha accelerato la digitalizzazione del settore, che permette il contatto 365 giorni all'anno, e nello stesso tempo la clientela ha dimostrato che la presenza è ancora oggi determinante». Il cda della società veronese ha aggiornato le previsioni di budget. Il secondo trimestre e le previsioni per l'autunno fanno prevedere, infatti, un target di fatturato consolidato a 101 milioni di euro (erano stati 105,5 milioni nel 2019), in crescita di 5,2 milioni rispetto alle previsioni. Il risultato dell'andamento complessivo consente così di recuperare i maggiori costi dovuti alle tensioni inflazionistiche (aumento di circa 2,9 milioni), e di incrementare il margine operativo lordo di gruppo da 12,6 a 14,1%. Andamento positivo anche per le previsioni della Capogruppo Veronafiere Spa che stima di chiudere l'anno con un fatturato di 79,7 milioni di euro, superiore di 2,2 milioni al budget iniziale e con margine operativo lordo in significativo miglioramento, passando dai previsti 8,4 milioni di euro (+10,9%) a 10,2 milioni, nonostante l'incremento dei costi dovuto al riposizionamento di alcune rassegne in calendario a gennaio-febbraio, bimestre condizionato ancora dalla pandemia. «I risultati confermano che Veronafiere si è dimostrata resiliente, capace di progettare la propria ripartenza, e prospettano un 2022 con un fatturato quasi a livello pre-pandemia, pure con le attuali tensioni inflattive e internazionali - aggiunge il nuovo presidente di Veronafiere Federico Bricolo -. Una capacità progettuale che si è estesa anche alla realizzazione del primo bilancio di sostenibilità della capogruppo che presenteremo a settembre. Sostenibilità sociale, economica e ambientale sono oggi condizioni preliminari di accesso e crescita sui mercati e questa nuova iniziativa ci permette di essere tra i primi operatori fieristici internazionali a comunicare in modo corretto questi valori».Ora Veronafiere si appresta ad ospitare alcuni importanti appuntamenti fieristici, tra tutti Marmomac (27-30 settembre) e Fieracavalli (3-6 novembre), le principali fiere del settore a livello internazionale. E poi ArtVerona (14-16 ottobre), wine2wine (7-8 novembre) e Job&orienta (24-26 novembre). Senza contare gli appuntamenti internazionali organizzati da Veronafiere in collaborazione con partner locali: Wine South America, la fiera internazionale del vino dal 21 al 23 settembre e Vinitaly China - Road Show dal 10 al 14 novembre. «Continua la nostra collaborazione con fiere all'estero, ma il vero tema è che le fiere italiane devono unirsi per fare una proposta unica a livello internazionale - aggiunge Danese, numero uno anche dell'Aefi, l'associazione esposizioni e fiere italiane - altrimenti siamo deboli. Stiamo parlando per trovare soluzioni che sviluppino il made in Italy all'estero. La pandemia ha costretto le fiere a mettersi al tavolo, per superare la crisi hanno fatto squadra. Da quella esperienza credo si svilupperanno valide iniziative, anche con la collaborazione del governo». Veronafiere Spa vede tra i suoi principali soci il Comune di Verona (39,483%), Fondazione Cassa di Verona, Vicenza, Belluno e Ancona (24,078%), Camera di Commercio di Verona (12,985%), Cattolica (7,075%) e Banco Bpm Spa (7,009%). --© RIPRODUZIONE RISERVATA