«Sfido la destra, ma non mi ricandido Basta impuntarsi, uniamoci per l'Ue»
Niccolò Carratelli / Roma Roberta Pinotti è pronta a cambiare vita. «Non mi candido a queste elezioni, non sarò in Parlamento nella prossima legislatura», annuncia la senatrice del Partito democratico, già ministra della Difesa nei governi Renzi e Gentiloni, prima donna a ricoprire questo incarico nella storia della Repubblica. Ora si volta pagina. «Una scelta sofferta - racconta - ma c'è un'altra sfida che voglio affrontare e sento che è la cosa giusta da fare in questo momento». Basta politica? «Non smetto di fare politica e dico subito che resto nel Pd, ma, certo, è una decisione che mi allontanerà dall'impegno politico diretto. E non è facile, dopo 20 anni in Parlamento e più di 30 di attività politica, dal livello circoscrizionale a quello comunale a Genova. Diciamo che sono pronta a continuare il mio servizio politico in un'altra realtà e in un'altra parte del mondo». Non ci può dire altro? «Dunque, lo scorso maggio avevo ricevuto la richiesta di dare una disponibilità per una proposta importante, un incarico all'interno di un'organizzazione internazionale, non entro nei dettagli perché mi hanno chiesto di tenere il riserbo. Comunque, ero tentata di dire sì, poi a malincuore ho rinunciato: non mi sono sentita di lasciare il Parlamento a legislatura in corso, ero presidente di commissione e non volevo creare problemi». Poi, però, è caduto il governo Draghi e ci ha ripensato...«Sì, ho verificato che per quella posizione non avevano ancora individuato altri profili e, quindi, ho dato la mia disponibilità. Vedremo se questa disponibilità si concretizzerà in un incarico effettivo. Sarebbe una grande sfida, di cui già da ministra della Difesa avevo visto la portata, girando in varie parti del mondo: mi sono resa conto di quanto le nostre azioni ricadano sulle condizioni di vita di altri popoli. Vorrei impegnarmi per provare a rimediare a disuguaglianze e ingiustizie di cui abbiamo chiare responsabilità». Molto bello, ma ha avvisato Enrico Letta? «Il segretario lo avevo informato già a maggio, conosceva questa mia situazione, ma nel partito è praticamente l'unico a sapere della mia intenzione di non ricandidarmi. La notizia diventa pubblica con questa intervista. Non ne avevo parlato nemmeno alle persone che mi sono più vicine, a parte la mia famiglia, che per fortuna mi supporta, visto che nel caso dovrei trasferirmi all'estero». Ma se avesse voluto, la sua ricandidatura nel Pd era comunque prevista? «Sì, mi era già stata prospettata, anche perché per ex ministri ed ex segretari c'è una deroga automatica al limite dei mandati. Ne approfitto per dire, però, che avverto forte l'esigenza di combattere questa battaglia elettorale, contro una destra che ritengo pericolosa per l'Italia e per l'Europa. Io non corro in prima persona, ma ci sono». A proposito, come la vede questa faticosa costruzione di alleanze elettorali? «Credo che Letta si stia mettendo in gioco al massimo per il bene del Paese e ha tutto il mio sostegno. Dopo lo stop inevitabile al percorso avviato con il Movimento 5 stelle, con questa legge elettorale è necessario mettere insieme una coalizione ampia. Bisogna superare impuntature e differenze, facendo prevalere l'obiettivo comune: l'idea di Europa che ci unisce tutti, la consapevolezza dei rischi per l'Italia, e anche per l'Europa, in caso di vittoria di questa destra». Un messaggio anche per Matteo Renzi? Lei lo conosce bene, perché si è chiamato fuori? «Renzi si è sempre caratterizzato per la capacità di fare scelte nette, gioca in prima persona, prendendosi dei rischi. Penso che abbia lo stesso nostro obiettivo, ma immagina che Italia Viva da sola possa essere più attrattiva per quella parte moderata dell'elettorato di centrodestra che rifiuta il sovranismo. Ha fatto una valutazione diversa dalla nostra, spero che in fondo possa rivelarsi utile alla causa». Le mancherà anche questa parte dell'attività politica, fatta di litigi e ripicche a colpi di tweet? «Questa molto meno, senza dubbio». --© RIPRODUZIONE RISERVATA