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la visita«Non mi occupo di denaro». Matteo Salvini da piazza San Marco glissa così i mal di pancia della base leghista per i cinque mila euro a testa chiesti ai consiglieri regionali per fronteggiare le spese della campagna elettorale per le elezioni del 25 settembre. Lo scollamento tra la pattuglia del Carroccio nelle istituzioni locali e la segreteria di via Bellerio non c'è. E se c'è, sembra voler dire il segretario che ieri si è concesso una toccata e fuga bagnata dalla pioggia in laguna nel suo giro d'Italia elettorale, è questione di poco conto. «In tempi di difficoltà economica», tiene il punto per soffocare sul nascere ogni levata di scudi, «chi prende stipendi da decine di migliaia di euro deve solo ringraziare: non mi occupo di quattrini, non abbiamo banche e sindacati alle spalle o poteri forti. Ognuno di noi dà il suo contributo, quello che può, ci sono sindaci che prendono 500 euro di rimborsi al mese e li danno tutti ma ognuno sceglierà in base alla sua coscienza». Stop, capitolo chiuso. A favor di microfono - e davanti alla base della Lega a Venezia rappresentata dal vicesindaco e coordinatore provinciale Andrea Tomaello, all'assessore al commercio Sebastiano Costalonga, al capogruppo in Comune Riccardo Brunello, ad Alex Bazzaro - Salvini snocciola il rosario della campagna elettorale. A partire dall'autonomia, cinque anni dopo il referendum consultivo del 2017 (e dopo governi di ogni colore). «Sarà il tema centrale del Governo di centro-destra e dei primi consigli dei ministri», dice netto Salvini, «e se Fdi chiede in cambio il presidenzialismo lo firmo subito, ora, qui a San Marco». Altro tema caldo è quello della politica estera in un momento delicato come quello segnato dalla guerra in Ucraina, con il leader della Lega che risponde così a chi lo accusa di posizioni filo-Cremlino. «La collocazione internazionale dell'Italia», le sue parole, «non sarà mai in discussione a prescindere da chi vince le elezioni, noi siamo con le democrazie, i Paesi liberi occidentali, con l'alleanza atlantica e per fare di tutto perché finisca. Prima o poi la guerra finirà, nel 2022 le guerre non si vincono sul campo ma si chiudono al tavolino prima lo si fa meglio è. Lo sblocco dei porti e il ritorno alla fornitura di grano è un passo in avanti». Infine, una stilettata all'ex alleato Di Maio: «In Italia tra due mesi ci sarà un nuovo ministro degli esteri, che penso potrà far meglio di chi lo ha preceduto». Con i rappresentanti del Comune di Venezia ad ascoltarlo, Salvini dice la sua anche su Venezia. A partire dalla Legge speciale («sostanzialmente arrivata al traguardo»), passando per gli aiuti ai vetrai muranesi e infine per il contributo d'accesso alla città: «Per Venezia più turismo di qualità c'è meglio è, no alle orde barbariche. Perché Venezia è un museo e al museo si paga il biglietto». --eugenio pendolini© RIPRODUZIONE RISERVATA