Centrodestra, subito l'intesa «Il premier a chi ha più voti»

Antonio Bravetti/ romaIl partito che prenderà più voti alle elezioni avrà l'onere e l'onore di indicare il candidato a palazzo Chigi. Certe regole fanno dei giri immensi e poi ritornano. Il centrodestra trova l'accordo in vista delle elezioni politiche del 25 settembre e lo schema è lo stesso di quattro anni fa. «È stata miracolosamente trovata una quadra» dichiara Giancarlo Giorgetti mentre lascia Montecitorio. Come nel 2018, i partiti della coalizione correranno ognuno con il proprio simbolo e l'indicazione del nome del capo politico. «L'obiettivo - recita il comunicato congiunto diffuso a tarda sera - è vincere le prossime elezioni politiche e costruire un governo stabile e coeso, con un programma condiviso e innovativo». Nel tardo pomeriggio di ieri Silvio Berlusconi, Giorgia Meloni e Matteo Salvini trovano l'accordo che tiene tutti insieme. «La squadra sarà compatta», assicura Salvini. Passa la linea Meloni, che riesce anche a sorridere quando Berlusconi dice: «Tanto Forza Italia prenderà il 20% e toccherà a noi». Anche sulla divisione dei collegi Meloni porta a casa un successo. «È stata trovata un'intesa per correre insieme nei 221 collegi uninominali, selezionando i candidati più competitivi in base al consenso attribuito ai partiti». Questo lo schema: 8 seggi a Fdi, 70 alla Lega, 42 a Forza Italia, compresa l'Udc, e 11 a Noi con l'Italia più Coraggio Italia. Conteranno quindi i sondaggi, come chiesto dalla leader di FdI.Il vertice del centrodestra è convocato alla Camera, come chiesto da Meloni, che preferisce una "sede istituzionale" alle ville di Berlusconi dove gli alleati son soliti incontrarsi. Inizia alle 18, con quasi un'ora di ritardo, nella sala Salvadori della Lega. A partecipare sono in tanti. Per FdI, oltre a Meloni, ci sono il capogruppo alla Camera Francesco Lollobrigida e il senatore Ignazio La Russa. Per la Lega il ministro Giancarlo Giorgetti e Roberto Calderoli. Per Forza Italia, ad accompagnare Berlusconi, ci sono Antonio Tajani, Licia Ronzulli, il capogruppo a Montecitorio Paolo Barelli e la fidanzata del Cavaliere Marta Fascina. È con lei che Berlusconi solca i corridoi di Montecitorio, in silenzio e mano e nella mano. Fascina, solitamente poco presente alla Camera, ieri appare di buon mattino in Transatlantico. Intorno le si forma presto un codazzo di deputati e deputate. Tutti a salutarla, a farle i complimenti per l'abito lungo nero a pois bianchi. È la fotografia del nuovo potere dentro Forza Italia. Sempre presente ai vertici di Villa Grande, come testimoniano video e foto ufficiali trasmessi dallo staff berlusconiano, Fascina sorride e conversa. A un certo punto qualcuno dei presenti le dice «ciao Mara», , confondendo il nome con quello della ministra Carfagna che ha appena detto addio al partito. Sembra uno scherzo, ma sui volti dei presenti i sorrisi si tendono. Il silenzio lo rompe Renata Polverini: «Ao, se chiama Marta. Cominciamo bene...». Al vertice del pomeriggio Berlusconi porta anche lei, la quasi moglie. Tra gli invitati anche i centristi: Antonio De Poli e Antonio Saccone (Udc), Maurizio Lupi e Saverio Romano (Noi con l'Italia), il sindaco di Venezia e presidente di Coraggio Italia Luigi Brugnaro. «Dobbiamo andare ad intercettare tutta la gente che non va più a votare - esorta Brugnaro - quelli che hanno votato Cinque stelle e hanno capito di aver sbagliato. C'è una massa di voti di persone scontente, dobbiamo guardare a loro». La riunione alla Camera è lunghissima. Dopo tre ore Salvini e Berlusconi lasciano Montecitorio. Il confronto si prolunga senza di loro. La Lega esprime «soddisfazione» e «ottimismo» per quanto ascoltato al tavolo. Il segretario della Lega se ne va adducendo motivi personali. Al Tg5 dice: «Com'è giusto che sia, decidono gli italiani, chi prende un voto in più indica chi governerà l'Italia nei prossimi cinque anni». Più tardi nel comunicato firmato dai leader si legge: «L'unità del centrodestra è la migliore risposta possibile alle accuse e gli attacchi, spesso volgari, di una sinistra ormai allo sbando, con una coalizione improvvisata, che gli italiani manderanno a casa il prossimo 25 settembre». Silvio Berlusconi è tornato alla Camera dopo un anno e mezzo di assenza: era il 8 febbraio 2021 quando entrò a Montecitorio per incontrare Mario Draghi e dare via libera al governo di unità nazionale. Ieri è arrivato e andato via in silenzio, mentre il partito faceva i conti con un altro addio, quello della deputata Rossella Sessa, vicina a Mara Carfagna. Per una che lascia, almeno ieri, una che arriva. È la sottosegretaria allo Sport ed ex campionessa di scherma Valentina Vezzali. --© RIPRODUZIONE RISERVATA