Bimba ucraina fuggita dalla guerra muore annegata nel lago di Revine

Francesca Gallo / REVINE LagoAnnega a sette anni mentre sta facendo il bagno nel lago di Revine. La tragedia si è consumata ieri pomeriggio nel lago di Santa Maria. A perdere la vita è stata Mariia Markovetska, una bambina ucraina di quasi otto anni, li avrebbe compiuti in agosto. Stava partecipando al grest del Collegio San Giuseppe, insieme a tanti altri ragazzine e ragazzini della sua età. Una tragedia assurda, che si è consumata in uno specchio d'acqua profondo solo un metro. Erano da poco passate le 15 quando è scattato il primo allarme. Gli animatori del grest si sono preoccupati perché avevano perso di vista la piccola Mariia. «Ho portato io a riva la bimba», racconta Giacomo Chiaramonte, vigile del fuoco di 42 anni, veneziano di Mira in vacanza sui laghi con la famiglia, «mentre camminavo con mia moglie ho notato questa coppia di francesi che con un piede toccava il corpo. L'immagine che ho è un costumino rosso. Quando ho visto la piccola, mi sono subito tuffato, l'ho messa in braccio e l'ho portata a riva, cominciandola a rianimare».Sono stati attimi terribili, sospesi tra la speranza che la bambina riprendesse conoscenza e la consapevolezza della gravità della situazione. Il vigile del fuoco ha proseguito con il massaggio cardiaco per una quindicina di minuti. Un disperato tentativo di far ripartire il cuore di Mariia, che Chiaromonte ha portato avanti con una caparbietà incredibile, aiutato da un'infermiera che si trovava per caso su quel tratto di costa e anche dal gestore del locale Fela, proprio sulle sponde del lago. Gli organizzatori del grest hanno nel frattempo allertato i soccorsi. Sul posto, a dare manforte a Chiaromonte, sono arrivati nel frattempo l'ambulanza e l'automedica, oltre all'elicottero del 118. I sanitari hanno proseguito la rianimazione. Un calvario durato 90 minuti, un tempo interminabile, con la speranza che a ogni istante trascorso si affievoliva fino alla sentenza finale.Attorno al luogo del soccorso si era nel frattempo formata una piccola folla. Tutti hanno assistito al lavoro dei sanitari in un silenzio surreale. Non si è trattato di curiosi, ma di persone davvero coinvolte nel dramma che si stava consumando davanti ai loro occhi. In molti hanno pregato in silenzio perché la piccola potesse farcela. La sentenza è stata diversa: il cuore di Mariia non ha più ripreso a battere. I sanitari hanno dovuto arrendersi all'evidenza della morte. Il freddo linguaggio burocratico prevedeva a quel punto la "constatazione del decesso". Un rito triste, che ha toccato nel profondo non solo i sanitari, ma anche i vigili del fuoco e i carabinieri di Vittorio Veneto. Sono toccati a loro i rilevamenti del caso, il tentativo di dare un senso a una tragedia che non trova spiegazioni accettabili.Le indagini hanno imposto di sentire i testimoni. La Procura di Treviso dovrà ora decidere quali azioni intraprendere per accertare le responsabilità nella tragedia. Alcuni testimoni hanno definito l'episodio come una tragedia "evitabile". La magistratura accerterà se ci siano state negligenze, a cominciare dalla tempestività della chiamata di soccorso. Tutte ipotesi che saranno comunque al vaglio degli investigatori. La Procura ha chiesto l'autopsia per fare luce sulle cause del decesso.Sul luogo della tragedia Ivana, la nonna della piccola, e i sindaci Massimo Magagnin e Gianangelo Bof. «Sono stata chiamata subito dalle ragazze», dice suor Maddalena, amministratrice del Collegio San Giuseppe. «L'acqua era bassa, toccavano tutti, secondo noi ha avuto un malore». «L'ho vista entrate un'acqua», si dispera Martina l'animatrice 23 enne, «è stato un attimo e poi...». A pochi metri dal luogo della tragedia, al parco del Livelet, è in corso il 18° Lago Film Fest, che ieri sera ha deciso di osservare un minuto di raccoglimento prima delle proiezioni in segno di lutto. --© RIPRODUZIONE RISERVATA